Hotel stazione non chiude per gelo. Senzatetto tra topi e immondizia

Le stagioni si alternano e cambiano il nostro modo di vivere e di rapportarci all’ambiente circostante

– Chi, per esempio, trascorrerebbe tante ore all’aria aperta – magari notturne – in questi giorni di gelate e freddo intenso?

Domanda banale, ma non se ragioni avendo negli occhi l’atmosfera del “Grand Hotel Stazione”, per il quale l’alternarsi delle stagioni è semplicemente una costatazione. L’inverno come l’estate: non cambia nessuna abitudine.

Non solo treni: il “Grand Hotel” dispone anche di camere con vista sulle stelle o sulle nuvole, infrattate nei cantucci esterni della mensa dei ferrovieri o nascosti fra la vegetazione che orna lo spazio esistente fra i binari. Gli arredi dell’albergo meno desiderabile della città sono rimasti uguali rispetto a come li avevamo lasciati sei mesi fa, al termine di un giro notturno che aveva cercato di tratteggiarne i confini, i sentimenti, semplicemente la realtà.


Dopo una notte piovosa, una delle tante di quell’agosto pazzo dal punto di vista meteorologico, avevamo scritto: «… Bastano due torce per aprire gli occhi, basta varcare i binari e dirigersi verso il buio degli alberi e quello degli anfratti della ferrovia».
«Un sentiero porta ad un giaciglio pieno di carte, coperte, rifiuti, recentemente abitato ma ancora vuoto: sono le 23.30, forse è ancora troppo presto, forse l’inquilino è in giro per la città, chissà a far cosa e con che animo. Non ci si può fare nulla: domande e dubbi ti assalgono appena entri al Grand Hotel e non ti lasciano più, nemmeno quando esci».
«Poco più in là trovi la prima “stanza” occupata, un sottoscala dove dimora Dimitru, rumeno di mezz’età: dorme, non è spaventato, basta quindi un saluto e due chiacchiere per sincerarsi che stia bene».

«Stessa scena con un ragazzo africano appena girato l’angolo: la luce della pila illumina il suo volto, il suo riparo fatto di cemento rosso, la sua normalità che di normale non ha nulla se non la cadenza con cui si ripete ogni notte…».

Siamo tornati nello stesso posto, anche a seguito di una segnalazione pubblicata su Facebook (gruppo “Varese, sporcizia e degrado”) da un cittadino inorridito: «Segnalo il degrado e la sporcizia che si trova dietro la Stazione nei pressi del dopolavoro ferroviario – scrive Giuseppe Esposito – È una vera e proprio discarica a cielo aperto, luogo di ritrovo di clandestini che vi dormono negli anfratti degli edifici fatiscenti, luogo di topi, ecc. Qualcuno intervenga per sanare quella situazione, avvisando anche le autorità competenti ed un controllo da parte delle guardie zoofile».

Non è cambiato niente: la luce del giorno permette solo di “ammirare” meglio alcuni particolari come una sedia posta vicino ad un sacco a pelo (al Grand Hotel non manca proprio nulla), oppure le cartacce buttate a terra a fare da contorno ai giacigli. «Questa non è altro che l’ennesima conferma di un concetto che da tempo stiamo ripetendo – afferma, coordinatrice dei City Angel Varese – C’è tanta gente che dorme per strada a Varese, bisogna fare qualcosa. O si vuole aspettare quando sarà troppo tardi? C’è davvero il rischio che muoia qualcuno con questo freddo». Aimini continua: «È difficile risolvere completamente il problema, ma vanno trovate soluzioni e strutture alternative a quelle già esistenti, perché siamo in piena emergenza. Un tè caldo o una coperta, in certe situazioni, possono non bastare».