L’ultima gioia fu di Frank. «Tre partite speciali»

Vitucci e gli Indimenticabili fecero piangere i “cugini”

Esattamente quattro anni fa, era proprio il 5 febbraio, il Forum esplose di gioia varesina. Quarti di finale delle Final Eight di Coppa Italia, un perentorio 92-74 a favore dei biancorossi, una lucida follia. Poco più di due mesi dopo, è il 14 aprile 2013, la Cimberio Varese supera l’Olimpia Milano per 95-81.

Segnatevi bene la data, perché quel 14 aprile 2013 coincide con l’ultima vittoria di Varese in un derby con le scarpette rosse di Milano. Sono passati quattro anni, quattro lunghi anni, troppi per non sperare di interrompere questo interminabile digiuno, nonostante la difficoltà sulla carta. Sono dunque sette le vittorie consecutive dell’EA7 da quel 14 aprile, quando sulla panchina biancorossa sedeva Frank Vitucci, nella stagione degli Indimenticabili. «I numeri talvolta sono buffi, non avevo bene in mente questo dato», ammette candidamente il coach, contattato alla vigilia. La sua storia nei derby è sicuramente memorabile: tre vittorie su tre, «sicuramente per quel che mi riguarda, la mia esperienza a Varese nei derby con Milano è stata speciale. In realtà speravamo di trovarli anche nei playoff, ma furono malamente esclusi da Siena e ci complicarono il cammino».

Milano al comando della classifica fin dall’inizio, Varese che langue nelle zone pericolose e che annaspa per uscirne. Sarà uno dei classici testacoda, che però non è mai a pronostico totalmente chiuso trattandosi di un derby: «Il derby, secondo me, è la partita di andata e ritorno tra le più affascinanti per l’ambiente di Varese. Chiaramente si trovano di fronte due squadre di grandissimo blasone. Mentre quella con Cantù è più una rivalità di vicinato, quello con Milano è

qualcosa di più di un semplice derby di vicinato, è la partita tra le due squadre che hanno fatto la storia della pallacanestro italiana ed europea. Parliamo di partite speciali, che come tali possono finire in modo speciale, proprio per questo motivo. C’è un’atmosfera diversa, una grande tensione agonistica, molto bella da vivere. Ricordo l’adrenalina ed i giocatori motivati senza bisogno di essere spinti a far niente. Anche gli stranieri percepiscono che si respira un’aria totalmente diversa in quei giorni». C’è un modo per affrontare ed eventualmente battere questa Milano? La Torino di Vitucci, alla sesta giornata di andata, ci andò molto vicino, perdendo al pala Ruffini per 97-100. La medicina è però difficile a trovare: «Milano è una squadra che, come ha dimostrato in Eurolega in settimana, ha talmente tante soluzioni tattiche che è difficile andare a cercare una sola contromossa per arginarli. Bisogna anzitutto cercare di giocare con una spinta emotiva importante, va sfruttato l’entusiasmo del pubblico. Dal punto di vista tattico, direi che Attilio Caja è molto preparato e non ha sicuramente bisogno di consigli. Credo sia necessario cercare di non farsi schiacciare dalla loro ridondanza di ruoli e giocatori e cercare di imporre il più possibile le proprie armi e le proprie capacità, come è riuscita a fare molto bene Avellino nella scorsa giornata. Varese deve cercare di essere se stessa».

Una rimonta furiosa in Eurolega, contro i turchi del Darussafaka, una scalata iniziata da -25 fino alla vittoria. Uno sforzo importante che, eventualmente, Milano potrebbe anche pagare in campionato, sia a livello fisico che mentale. Però per Frank Vitucci, quella rimonta può anche avere un effetto contrario, positivo per l’Olimpia: «Al contrario credo che sia uno stimolo in più, che nulla ha a che vedere con l’appagamento. Voglio dire, se capitasse a me la stessa cosa, ovvero di completare una rimonta così, credo che i miei giocatori sarebbero più motivati e più spinti, verrebbero rinforzati mentalmente da questa rimonta. Ecco, può essere che Milano tragga questo beneficio».

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