Aggredito a coltellate e sprangate. Chiesti dai 6 ai 16 anni di carcere

Tradate - Il tentato omicidio forse per un regolamento di conti. Vittima e carnefici sono marocchini

– Coltellate e sprangate per strada contro un giovane nordafricano: il pm chiede condanne dai 16 ai 6 anni per i tre aggressori. La richiesta di condanna per il tentato omicidio consumato a Tradate il 1o novembre 2014 è arrivata ieri al termine della requisitoria del pubblico ministero . Un fatto definito dall’accusa «di estrema gravità. Fu un tentato omicidio». La vittima, un ventitreenne di origine marocchina, si era salvata per miracolo: la coltellata che gli era stata inflitta e che lo aveva raggiunto al torace arrivò

a 5 centimetri dal polmone. Il pm ha acquisito tutti i referti medici della vittima e ha scoperto che il fendente ne ha sfiorato i centri vitali. A tempo di record carabinieri e procura di Varese avevano ricostruito i fatti, facendo luce sulla dinamica dell’aggressione. Per gli inquirenti si è trattato di un vero e proprio agguato: la vittima era stata anche presa a sprangate al volto finendo in ospedale con una trentina di giorni di prognosi. Le conseguenze avrebbero potuto essere molto più pesanti. Secondo quanto ricostruito dall’autorità giudiziaria i fatti si sarebbero svolti all’esterno di un locale: quando il magrebino è uscito fuori, in tre gli si sono avventati contro. Si tratta di tre suoi connazionali. , 38enne muratore di Tradate, che è ritenuto l’accoltellatore materiale e per il quale è stata chiesta una condanna a 16 anni. Con lui sarebbe stato presente , 33 anni, idraulico residente sempre a Tradate, che stando alla ricostruzione sarebbe quello armato di spranga (chiesta condanna a 9 anni) che avrebbe più volte colpito la vittima al volto producendo ferite serie. Infine il terzo imputato, 37 anni, disoccupato di Tradate che, durante l’agguato, si sarebbe “limitato” a tenere ferma la vittima mentre i complici infierivano. Per lui l’accusa ha chiesto 6 anni. Il trio avrebbe anche squarciato le gomme della lussuosa Porsche della vittima (che nonostante l’auto di valore non ha un lavoro) per evitare che il 23enne potesse scappare. Resta ignoto il movente: nessuno, né la vittima, né i tre aggressori, ha mai chiarito il perché di quella brutale imboscata. Si sospetta possa essersi trattato di un regolamento di conti. Ieri i difensori degli imputati hanno chiesto che l’accusa venga derubricata da tentato omicidio in lesioni gravi o rissa. Il 21 aprile si torna in aula per la sentenza.