Fabio Rizzi lascia il carcere: domiciliari. «È in provincia e penserà alla difesa»

Il caso - L’ex consigliere regionale leghista è accusato di aver collaborato con altre 29 persone per favorire “Lady Dentiera” Canegrati

ottiene gli arresti domiciliari: l’ex consigliere regionale, ex senatore leghista ed ex presidente della commissione regionale Sanità è tornato a casa. O meglio: ha lasciato il carcere di Monza dove era detenuto dallo scorso 16 febbraio giorno del suo arresto per presunti appalti truccati in seno alla gestione della sanità lombarda.
«Si trova in provincia di Varese», dice soltanto Monica Alberti, legale di Rizzi, motivata a salvaguardare la privacy del proprio assistito. Per Rizzi era stata chiesta la completa scarcerazione: gli sono stati concessi i domiciliari.

«Una condizione migliore di quella detentiva in un carcere – ha detto Alberti – Ma non è completa libertà, nonostante non sussistano i presupposti per una misura cautelare così restrittiva».
Rizzi ha saputo accontentarsi: «Ha mostrato il pragmatismo che lo ha sempre contraddistinto dall’inizio di questa vicenda – ha detto il legale – ai domiciliari si concentrerà ancora di più nel collaborare alla propria difesa».
Ai domiciliari era stata messa anche la moglie di Rizzi, a sua volta arrestata il 16 febbraio scorso. I due coniugi sono comunque separati. Tuttora. Non possono condividere lo stesso spazio “detentivo”.
Per l’accusa Rizzi e gli altri 29 coinvolti nell’indagine, avrebbero “collaborato” per favorire in modo illecito , meglio nota come Lady dentiera, imprenditrice a capo di un regno fatto di cliniche odontoiatriche che sarebbe stata favorita nell’assegnazione degli appalti regionali in cambio di tangenti. Sempre gli inquirenti stimano che il giro d’affari del presunto sodalizio potesse essere stimato intorno ai 400 milioni di euro.
Rizzi ha sempre respinto gli addebiti; non si è mai avvalso della facoltà di non rispondere «chiarendo la propria posizione» davanti a gip e pm e dichiarando di aver incrociato frettolosamente la Canegrati non più di tre o quattro volte in tutta la sua vita. La procura intanto ha chiesto il giudizio immediato.
Niente udienza preliminare dunque. Rizzi ha scelto «“un rito alternativo», non sarà dunque tra quelli che il prossimo 14 luglio affronteranno il dibattimento.
Arresti domiciliari anche per un altro varesino, , considerato dagli inquirenti una sorta di “tuttofare” di Rizzi e a sua volta arrestato lo scorso febbraio. Castiglioni è ai domiciliari a Castiglione Olona. «Abbiamo chiesto di poter patteggiare», così, legale dell’uomo, ha brevemente illustrato la situazione.
Non è ancora stata fissata in ogni caso l’udienza con la quale il patteggiamento, una volta raggiunto un accordo con il pubblico ministero, dovrà essere ratificato dal gup.
Il procedimento che vede coinvolto Castiglioni è l’unico che sarà attuato a Varese. Infine domiciliari anche per il terzo varesino coinvolto nell’inchiesta, , imprenditore. E anche Pignataro ha chiesto di poter patteggiare.
Rizzi nel frattempo ha detto addio alla politica dimettendosi da ogni incarico: dopo l’arresto era stato sospeso.