«Oggi la morte è diventata vita. Abbiamo fatto vergognare il cancro»

I commenti - Dai candidati ai tifosi, dai dirigenti alla squadra. Tutti insieme per lo scopo più bello: fare del bene

Tutti. Ieri pomeriggio c’erano tutti al Franco Ossola. Per un giorno, l’intera città passa da qui, per tributare l’abbraccio più bello alla piccola Erika. Non solo i tifosi del Varese (che ovviamente non potevano mancare) ma anche e soprattutto a stupire è l’invasione della gente che di solito non si vede a queste latitudini.
I commenti più frequenti sono: «Abbiamo sentito dai giornali, dal passaparola la storia della piccola Erika. Abbiamo scoperto questa iniziativa, Fuck The Cancer,

e non potevamo mancare». Oppure: «Siamo qui non tanto per l’evento ma per quello che significa, siamo qui per aiutare i bambini che soffrono in un letto di ospedale». E ancora: «Il sole, oggi, splende solo per Erika». O «pensiamo a chi è meno fortunato. Se poi lo si fa con una festa del genere, tutto diventa più bello, più magico».
Allo stadio, la prima (o tra le prime) persona che siamo riusciti a incrociare, nel mare di gente, è stata il candidato sindaco del centrodestra . «Non c’è da fare dichiarazioni, oggi. C’è solo da complimentarsi con questi ragazzi per quello che hanno fatto» ci dice col sorriso. Poco dopo, sotto la tribuna centrale, troviamo che chiacchiera con l’accompagnatore biancorosso : «Siamo qui felici di esserci. Non serve aggiungere altro, lo spettacolo è di fronte agli occhi». Con lui, incrociamo tutti gli altri dirigenti della società di Masnago: il presidente , il suo vice , , la madrina , e il mister fresco di riconferma. Poco più in là troviamo il bomber e il centrocampista : «Noi non potevamo mancare, per omaggiare Erika e i ragazzi della Curva per tutto quello che hanno fatto per noi. Abbiamo, come squadra, a disposizione un budget di 600 euro per prendere una maglietta…»
A chiacchierare con i calciatori, al fianco dello stand dell’Associazione Tifosi del Varese, non poteva non esserci che , un biancorosso fino al midollo: «Essere qui, oggi, vuol dire trasformare un evento triste, di lutto, che ci ha colpiti tutti, in un momento di gioia. Vuol dire trasformare la morte in vita. Basta guardare tutti i bambini che corrono su questo prato per sentirsi meglio, per sentirsi felici».
Di cose da dire, e da scrivere, ce ne sarebbero tante, un’infinità. Ma, forse, non basterebbero (e non bastano) le parole per esprimere quella strana sensazione che tutti ci portiamo dentro in questo momento. Un misto tra felicità e speranza: una cosa indescrivibile. Anzi, no. Forse qualcuno è riuscito a descrivere tutto questo, con una facilità quasi disarmante. È il nostro , che ci dice: «Oggi, abbiamo fatto vergognare il cancro».