«Sudore, lotta, coraggio: qui si fa così»

Il senatore Luca Tino carica la Varesina: «Dobbiamo e possiamo reagire. Chi non se la sente, si chiami fuori»

Nella Varesina che corre per ritrovare se stessa c’è un calciatore che di corsa se ne intende; che corre sempre, per tutti; e che accorre quando si sente il bisogno della sua presenza, del suo aiuto. Stiamo parlando di un pilastro delle Fenici: Luca Tino.
Un professionista che nelle gioie e nei dolori ha sempre messo la faccia, un uomo che ha sposato i colori rossoblù e che ci racconta il momento della sua Varesina.

Direi che siamo in linea con la salvezza, che è il traguardo che da raggiungere. Sono però consapevole che ci mancano dei punti per mancanze nostre, e che nel finale di girone abbiamo giocato male. Proprio quest’ultimo periodo è secondo me il momento peggiore, perché dalla partita con il Borgosesia in poi sono venute meno alcune certezze che prima avevamo. D’altro canto ci sono stati dei momenti buoni, ma penso che i migliori debbano ancora venire.

Molto. Perché interrompe un brutto periodo e ci permetterà di cambiare registro. In primis migliorando la fase difensiva, perché nell’ultimo periodo abbiamo preso quasi tre gol a partita: decisamente troppi e che ci deve far riflettere come squadra. Poi potremo ricaricare le batterie, e liberarci un po’ anche la testa.

Sì. Abbiamo sbagliato anche tatticamente e tecnicamente, ma anche io credo che queste nostre mancanze siano legate ad un problema mentale; certe cose prima non le sbagliavamo. Siamo riusciti a mantenere la porta inviolata non soffrendo gli avversari, o soffrendo ma resistendo da squadra. Mi viene in mente la partita con la Folgore Caratese, una sintesi di quanto ho detto. Quando ritroveremo il morale e i risultati sono sicuro che torneremo a fare bene.

Personalmente ho sofferto questa situazione, perché Federico era un grande amico oltre che un signor giocatore. A me non piace mettermi al posto degli altri, ma credo che fosse saturo di certe situazioni e voleva liberarsi di questo peso. Io l’accetto, ma non la condivido. Penso che si sarebbe potuto trovare una soluzione differente, magari facendo qualcosa di più da ambo le parti, ma ormai le cose sono andate così. Rimane della tristezza per averlo perso, ma noi andremo avanti.

Non so se sia indispensabile, ma sono sicuro che un giocatore più conosce, più è forte e completo. A me per esempio piace provare a giocare più avanti e in allenamento capita che lo faccia, guardando prima ciò che fanno gli altri; così conosco quali sono compiti, movimenti e possibili errori, potendo muovermi di conseguenza o rimediarvi. Si acquista con l’esperienza, la curiosità e la dedizione. Nel mio caso devo dire grazie anche al mister: Spilli mi ha aiutato molto in questo.

Vorrei restare alla Varesina e godermi gli ultimi anni di attività, perché quando penso al ritiro sono consapevole di non sapere cosa fare dopo aver appeso gli scarpini al chiodo; per questo motivo mi dico che devo vivere quest’ ultima parte di carriera godendomela come se stessi giocando al campo con gli amici. E questo è un messaggio da dare anche a Luca Tino ragazzo, come quello di ascoltare i vecchi, forse scontato come messaggio ma fondamentale. Vedo troppi giovani al giorno d’oggi poco umili, e questo è un male.

Certamente, e ci metto la faccia. Prometto che si vedrà una squadra che suderà la maglia, ovvero che tornerà a lottare, a correre e mettere tutta se stessa in campo. Si vedranno dei giocatori che non avranno paura di osare e che reagiranno sempre e comunque. Chi non seguirà queste linee verrà presto emarginato, perché alla Varesina non si può fare diversamente da quanto ho detto.