Sul palco c’è Umberto Smaila. Per parlare degli infoibati

Il popolare showman ha origini fiumane. Appuntamento lunedì

Per onorare il Giorno del Ricordo Sesto ha deciso di ospitare Umberto Smaila. Il celebre personaggio sarà in città lunedì 13 febbraio alle 18 in sala consiliare. Il giornalista , presidente degli Amici Triestini di Milano e consigliere comunale del Libero Comune di Pola in esilio, introdurrà il conduttore tv.

Perché proprio lui? Perché la famiglia Smaila è di origini fiumane e dopo l’esodo si stabilì in un primo tempo a Lucca e poi a Verona, dove nel 1950 nacque Umberto. L’amore per le proprie terre però rimase forte e già nel 1952 la famiglia cominciò a passare il confine per andare a trovare i parenti rimasti. Molti esuli avevano chiuso con l’Istria, non volevano più tornare a vedere com’erano diventate quelle terre da sempre considerate italiane. Altri invece compivano annuali pellegrinaggi.

Smaila ricorda: «La nonna Anna, mamma di mio papà Guerrino, aveva fatto le scuole ungheresi e parlava correttamente il magiaro. La famiglia di mia madre, Giuseppina detta Mery Nacinovich, aveva una trattoria confiscata dai titini in via Trieste. Mia mamma è sempre stata legata al tricolore, ai valori italiani. Mio papà era più legato a Fiume e al movimento autonomista di Riccardo Zanella, che voleva lo Stato Libero di Fiume. Io oggi sono orgoglioso di avere entrambi i genitori fiumani».

Accanto ai ricordi familiari, l’Umberto nazionale rivisita la Storia: «In Italia c’è una visione camaleontica. Finchè quella parte politica che ha sempre visto i profughi come fascisti, per il solo torto di aver voltato le spalle al paradiso comunista di Tito, non capirà di avere completamente sbagliato le sue considerazioni, non si potranno fare passi avanti. Si celebra l’epopea partigiana come ricetta salvifica per l’Italia, dimenticando spesso che senza l’aiuto americano non si sarebbero potuti cogliere i risultati raggiunti. In questo Paese tutti hanno la memoria corta».

Prosegue ancora: «Per i nostri morti sono sempre stati utilizzati due pesi e due misure, gli infoibati ammazzati dai comunisti titini non hanno mai avuto la stessa considerazione di cui hanno goduto gli ebrei ammazzati dai nazisti nei campi di concentramento. Coloro che lasciarono quelle terre per me sono degli eroi, soprattutto per quanto hanno subìto dopo il rientro in Italia e sono italiani due volte, la prima per nascita e la seconda per scelta».

La testimonianza di Smaila a Sesto sarà una occasione preziosa per approfondire uno dei temi più contrastati della nostra storia. Sicuramente con un personaggio inaspettato e fuori dal comune.