Superbonus, cambia tutto: da Governo stop a sconto in fattura e cessione crediti

Giorgetti: "Da crediti imposta 2mila euro debiti a testa". Allarme imprese: "Si rischia tracollo".

Stretta del governo sui bonus edilizi. Il governo ha deciso che non sarà più possibile ricorrere ai crediti di imposta relativi agli incentivi fiscali per gli enti territoriali. A partire da quelli per il Superbonus. Secondo il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, sono state abrogate le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi alle spese per gli interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali,

con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro; spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile. Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.

Il testo interviene, spiega la nota diffusa al termine del Cdm, per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e ‘superbonus 110%’, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche. L’oggetto dell’intervento non è il bonus, spiega la nota, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico. Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto ‘sconto in fattura’ né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.

“Abbiamo deciso di porre divieto alle amministrazioni locali e regioni di procedere a questi sconti – ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – perché avrebbero un impatto diretto sul debito pubblico, nonché, soltanto per i futuri progetti presentati da domani, la possibilità di accedere a credito d’imposta lo sconto mentre rimarranno pienamente in vigore tutte le forme di bonus però solo nella forma di detrazione d’imposta”.

“Nei prossimi giorni ci saranno incontri con le categorie per vedere di trovare tutte le forme possibili affinché si riesca a sgonfiare questo fenomeno che è frutto di una politica poco avveduta”, ha quindi sottolineato Giorgetti aggiungendo: “Abbiamo chiarito per legge i confini della responsabilità solidale da parte dei cessionari dei crediti d’imposta. Questo risponde all’obiettivo di eliminare incertezze, dubbi e riserve che hanno fatto sì che tanti intermediari finanziari, in parte le banche, evitassero da qualche mese di assorbire e quindi scontare i crediti d’imposta”.

“Con grande responsabilità ed avendo ben in testa la necessità di fare tutto ciò che possibile soprattutto nei confronti della categoria delle imprese edili che si trovano in questo momento a vivere una difficoltà finanziaria rispetto a questa possibilità di scontare i crediti maturati nel 2021 e nel 2022 in questa prima fase del 2023”, ha affermato il ministro dell’Economia per il quale questa “è una misura di impatto che si rende necessaria per bloccare effetti di una politica scellerata utilizzata anche in campagna elettorale che ha posto in carico a ciascun italiano dalla culla in poi 2mila euro a testa”. Un dl che “ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici”.

Sul superbonus “il governo intende aprire da subito un’interlocuzione con le associazioni di categoria, vi anticipo che nel tardo pomeriggio di lunedì li incontreremo a Palazzo Chigi per ricevere i loro contributi”, ha ribadito dal canto suo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nella conferenza stampa seguita al Cdm. E ha assicurato che sul dl approvato “ci sarà sicuramente un confronto parlamentare, anche con l’audizione delle associazioni di categorie”, ma il governo, ha spiegato, intende incontrarle subito “per ricevere contributi propositivi su interventi che avevano ragione di necessità ed estrema urgenza”.

Le ragioni che hanno spinto a varare la misura le ha spiegate invece il vicepremier Antonio Tajani. ”Si è deciso di intervenire e bloccare in futuro questa cessione, perché c’è stata una lievitazione dei crediti e, ahimè è mancata nel governo precedente una pianificazione. Si è lasciato lievitare il numero dei crediti senza un controllo e delle verifiche. Ci siamo trovati di fronte a una situazione ormai praticamente quasi fuori controllo. Per questo è stato necessario intervenire” con un decreto. Si tratta, quindi, di un’azione a “tutela di cittadini, imprese e banche per impedire che una mancanza di controllo in passato, provocasse danni gravi all’economia”.

Resta sul tavolo tutta la contrarietà delle associazioni delle imprese. Quando ancora si parlava di indiscrezioni, la valutazione dei costruttori è stata drastica. “Spero che si tratti di un errore. Non posso credere che il Governo pensi di fermare il processo di acquisto dei crediti da parte delle Regioni senza prima aver individuato una soluzione strutturale che eviti il tracollo”, richiamava la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. “E’ da ottobre che aspettiamo di capire come si pensa di risolvere una situazione che è diventata drammatica: non ci rendiamo conto delle conseguenze devastanti sul piano economico sociale di una decisione del genere”.