Tempesta alla Bce: si dimette Stark, a picco le borse europee

Marsiglia, 10 set. (TMNews) – E’ iniziato nel peggiore dei modi il vertice delle Finanze tra paesi del G7, che in piena tempesta dei mercati ha visto riunirsi a Marsiglia, nel sud della Francia, ministri economici e banchieri centrali delle maggiori economie avanzate: poco dopo l’arrivo dei delegati si è scatenata una nuova ondata di colli tra le Borse, dopo la notizia-bomba delle dimissioni del capo economista della Bce, il tedesco Juergen Stark. L’euro è crollato a precipizio: da oltre 1,40 dollari cui fluttuava in mattinata è caduto sotto quota 1,37.

Stark ha lasciato presumibilmente per una apparente insanabile polemica con la recente decisione della Bce di riavviare gli acquisti di titoli di Stato dell’area euro, operazioni che sono state estese anche alle emissioni di Italia e Spagna. Ma in Germania queste manovre sono state oggetto di critiche da molti osservatori – ritenute un modo di accomunare il debito, cosa che l’opinione pubblica tedesca non vuole assolutamente – e se ufficialmente la Bce ha parlato di “motivi personali” alla base della decisione di Stark, lo stesso aveva ripetutamente criticato gli acquisti di bond nelle passate settimane.

Questi aiuti all’obbligazionario sono stati riattivati dalla Bce ad inizio agosto, mentre la crisi debitoria che ha già compromesso Grecia, Irlanda e Portogallo rischiava di trascinare in una spirale negativa anche Italia e Spagna. Tant’è che i timori di fratture in seno alla Bce su questo programma hanno particolarmente penalizzato le Borse dei due paesi: Milano ha chiuso lasciando sul terreno un pesante meno 4,93 per cento del Fts-Mib, Madrid al meno 4,44 per cento. Il differenziale di rendimento (spread) tra Btp dell’Italia a 10 anni e Bund tedeschi, cartina di tornasole delle percezioni di rischio da parte dei mercati, è risalito attorno a 355 punti base, dai circa 340 di ieri.

L’Italia ha comunque incassato commenti positivi alla manovra anche dal presidente dell’Eurogruppo, dopo quelli giunti da Ocse e Bce. “Il governo, il Parlamento hanno fatto le cose giuste”, ha detto Jean-Claude Juncker a margine degli incontri a Marsiglia, che dopo la cena ufficiale di stasera vedranno i lavori entrare nel vivo nella mattinata di domani.

Il ministro delle Finanze della Germania, Wolfgang Schaeuble, ha cercato di lanciare messaggi rassicuranti. Dicendosi dispiaciuto per le dimissioni di Stark, ha affermato che “il presidente della Bundesbank”, Jenz Weidmann, che in quanto tale siede nel Consiglio direttivo della Bce “è impegnato a garantire la stabilità dell’euro”. Dichiarazioni che sembrano respingere i timori di destabilizzazioni. Ma i crolli non hanno risparmiato Francoforte che ha chiuso al meno 3,55 per cento, né Parigi, al meno 3,28 per cento, Londra ha chiuso al meno 1,98 per cento.

In un quadro che torna a farsi teso, il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn ha richiamato i paesi dell’area euro, “soprattutto quelli considerati vulnerabili” a “portare avanti i loro piani di risanamento” dei conti pubblici. Si è fatto sentire anche il segretario di Stato al Tesoro americano, tornando a richiamare l’Europa ad impegnarsi per risolvere la crisi debitoria. L’esponente Usa ha però chiamato in causa “i paesi più forti” dell’area euro, spiegando che è “nelle loro possibilità risolvere i costi della crisi”, con quello che appare un chiaro riferimento alla Germania.

Perché in generale secondo Geithner la crisi debitoria in Europa si può superare solo operando su due livelli: riforme strutturali per rafforzare le economie, ma che siano accompagnate dalla messa in campo di risorse finanziarie adeguate. “Non si possono fare riforme senza soldi”, ha avvertito.

Ma intanto a dispetto dei nuovi pacchetti di misure a favore del Lavoro, gli stessi Usa non sono risparmiati dalle tensioni: nel pomeriggio a Wall Street il Dow Jones accusava un meno 2,50 per cento, il Nasdaq un meno 1,98 per cento. In realtà l’economia Usa contiene problematiche del tutto simili a quelle dell’Ue – deficit di bilancio fuori scala, anzi anche di più rispetto all’area euro, e disoccupazione elevata – ma ancora una volta il Vecchio Continente è sembra aver preso l’involontario ruolo di catalizzatore delle tensioni.

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