Senza lavoro e con problemi economici tenta il suicidio: lo salvano gli agenti della polizia di Stato e il destino. Il fatto è accaduto l’altro ieri notte in piazza XXVI Maggio.
L’uomo, 34 anni, operaio specializzato, aveva deciso di farla finita: davanti a sé non vedeva un futuro. Nessuno sbocco tranne quel tubo in plastica prelevato da un vecchio aspirapolvere collegato da un lato al tubo di scappamento dell’auto e fissato all’altra estremità al finestrino della macchina. La chiamano dolce morte: un giro di chiave e i gas di scarico l’avrebbero prima addormentato e poi asfissiato. In prima battuta è arrivato il destino: l’auto, a un certo punto, si è spenta.
Niente benzina e con il serbatoio vuoto il motore ha smesso di ronzare. L’uomo, in stato di semi incoscienza, si è reso conto dell’accaduto. È sceso dalla macchina buttandosi in mezzo alla strada convinto ad andare sino in fondo: qualcuno lo avrebbe investito e ucciso nel buio. E invece qualcuno lo ha visto accasciato a terra, il viso cianotico, una crisi respiratoria in corso, e ha chiamato i soccorsi.
A vegliare sul disperato anche un’amica: la donna l’altro ieri sera ha ricevuto un sms con il quale l’uomo la avvisava delle sue intenzioni.
I poliziotti della squadra volanti della questura di Varese stavano già cercando l’aspirante suicida su indicazione della donna. L’hanno trovato prima che fosse troppo tardi: gli agenti lo hanno individuato e tolto dalla strada prima che il trentaquattrenne potesse essere travolto e ucciso.
Una volta portato in salvo l’operaio è stato affidato alle cure dei sanitari inviati sul posto dal 118. Ora è ricoverato in ospedale. Le sue condizioni fisiche non sono tali da far temere per la sua vita.
Dovrà però affrontare un lungo percorso con il sostegno di uno psichiatra. Nella speranza che comprenda il dono di questa incredibile seconda occasione. Se la benzina non fosse finita forse l’uomo non sarebbe sopravvissuto.
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