Ucciso in casa a Somma Lombardo: moglie e amante condannati nel processo bis

Ergastolo per Melina Aita, come mandante e Bechir Baghouli, esecutore materiale, con l'aggravante della crudeltà e della minorata difesa, dato che l'uomo era invalido. La Corte D'Appello di Milano ha ribaltato la precedente sentenza annullata dalla Cassazione per l'omicidio nel 2014 del 72enne Antonio Faraci. Secondo i giudici il movente fu il fatto che la vittima fosse di ostacolo alla relazione tra i due

MILANO – Ergastolo per Melina Aita e Bechir Baghouli, condannati oggi dalla Corte D’Appello di Milano, nel processo bis per l’omicidio di Antonio Faraci, marito di Aita, ucciso nella loro villetta il 12 aprile 2014 a Somma Lombardo.

La Corte ha letteralmente ribaltato il verdetto del primo processo d’Appello che aveva visto l’assoluzione della donna (condannata all’ergastolo in primo grado) e una condanna a 24 anni per Bechir, quale autore materiale del delitto.

La Cassazione aveva poi annullato la sentenza, rinviando tutto alla Procura Generale per il processo bis, confermando però l’assoluzione di un secondo presunto complice della donna. Secondo l’accusa il movente del delitto fu che il settantaduenne era di ostacolo alla relazione sentimentale ed economica tra Aita e Bechir.

La Corte D’Appello di Milano ha quindi sposato la tesi secondo cui Aita sia stata la mandante dell’omicidio del marito, con l’aggravante della crudeltà e della minorata difesa, dato che l’uomo era invalido. Faraci fu colpito alla testa con un oggetto pesante, in quella che inizialmente era sembrata una rapina finita male.