Un viaggio al “Camponovo” Là dove ha amato Stendhal

Scenari suggestivi e unici nelle cantine dell’albergo sorto nel 1892. I locali recuperati dal varesino Augusto Caravati meritano una visita

– I locali più suggestivi da scoprire sono l’antica cucina con la griglia per arrostire le carni, i camini vicini alla scala interna da cui si accedeva alla locanda, gli ambienti medievali e i vetusti sotterranei forse un tempo adattati a deposito di vini e derrate alimentari.

È un viaggio che assicura forti emozioni la visita delle cantine dell’albergo Camponovo, “recuperate” dal geometra , “past regiù” della Famiglia Bosina e patron della rinascita dell’antica locanda e dei sotterranei del Sacro Monte. La struttura della location è sorta nel 1892 su una chiesa mai completata, voluta dalle duchesse milanesi e successivamente trasformata, dalle monache del convento, in foresteria e osteria. L’ex complesso alberghiero sorge in via dell’Assunzione, lungo la scalinata che conduce al santuario di Santa Maria del Monte.

/> L’aspetto attuale dell’edificio è il frutto di un rifacimento ottocentesco, che inglobò in un unico complesso costruzioni di epoche diverse, tra cui una chiesa mai ultimata e una parte dell’abitato medievale. Gli ambienti che si aprono nei sotterranei del fabbricato, rimasto attivo come albergo fino alla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, sono tra i più “segreti” del borgo e si estendono fin sotto la canonica e a fianco dei sottopassi pubblici. La struttura ha in tutto oltre millecento metri quadrati di sotterranei che rivelano un tesoro nascosto del territorio e che permette ai visitatori di fare un viaggio a ritroso tra architettura, storia e vita quotidiana, passando dall’epoca precristiana al Medioevo.
Un’avventurosa esperienza alimentata dalle suggestioni storiche e letterarie. L’ospite più illustre del Camponovo fu forse lo scrittore francese , in arte Stendhal, autore di celebri romanzi come La Certosa di Parma, Il Rosso e il Nero e appassionato visitatore del Belpaese, a cominciare dal Sacro Monte di Varese, dove visse una turbolenta storia d’amore. Il romanziere vi salì nel 1817 e scrisse lasciandosi andare all’emozione: «Visione magnifica! Al tramonto del sole si vedevano sette laghi. Credetemi si può percorrere tutta la Francia e la Germania, ma non si potranno mai provare simili sensazioni».

Oltre alla rinnovata “sala da pranzo” dell’albergo, i lavori di restauro (iniziati trentuno anni fa sotto lo sguardo attento di monsignor ) hanno riportato alla luce oltre millecento metri quadrati di sotterranei che costituiscono un formidabile complesso architettonico medievale, a cui si sono sovrapposti interventi fino a tutto l’Ottocento. Ma già tre secoli prima, in quel luogo sorgeva una casa d’accoglienza delle monache, diventata poi osteria con alloggio e nel Seicento le case torri erano collegate tra loro e mettevano in comunicazione la parte settentrionale del borgo con l’antica via Del Sasso.
Durante i lavori, è stato anche indivuato un percorso lastricato, con tre archi ancora integri che risalgono all’XI secolo. Alla fine del XIX secolo Camponovo si trasforma in un albergo caratterizzato da due sale riccamente decorate con affreschi. Passaggi, porte e vie di fuga permettono di leggere la storia in ogni stanza, ogni muro e ogni angolo di una delle più antiche costruzioni del borgo antico.