Una salvezza da festeggiare come uno scudetto. Ma nessuno faccia passare lucciole per lanterne

Il commento del nostro Francesco Caielli

Varese è salva, evviva Varese. Una salvezza difficile e tutta meritata che merita di essere festeggiata come se fosse uno scudetto, ma che uno scudetto non è. Ci sta sfogare la gioia di tutti per il traguardo raggiunto, per un traguardo che fino a qualche settimana fa pareva irraggiungibile, per aver cacciato finalmente via una paura che attanagliava un po’ tutti. Ma per cortesia, che nessuno provi a farci passare lucciole per lanterne. Facciamo chiarezza, insomma.

Al momento, la Pallacanestro Varese si trova ad aver messo in cantiere il minimo sindacale: una salvezza che nei proclami di inizio stagione nessuno aveva nemmeno nominato per quanto apparisse scontata e ovvia. I playoff, obiettivo dichiarato della scorsa estate, sono ancora tutti da conquistare: difficili ma ancora possibili, specie per una squadra che ha oggettivamente cambiato faccia. I trionfalismi e le ripicche leggiucchiate qua e là nei confronti di chi qualche tempo fa era stato schietto nel dire le cose come stavano, teniamoli per il giorno in cui Varese sarà nelle prime otto: ok?Eravamo stati duri, durissimi: lo ricordiamo bene e riscriveremmo ogni singola virgola di quel pezzo. Perché in quel momento, dopo la vergognosa sconfitta di Pesaro, bisognava scrivere quelle cose: consapevoli del fatto che avrebbero fatto incazzare tanta gente e che chissà, forse ci sarebbero tornate contro (non lo ripetiamo più che noi siamo contenti se Varese vince, tanto chi non vuole capire non capirà mai: vero?). Allora gettammo un masso nello stagno attaccando senza mezzi termini un gruppo senza capo né coda e soprattutto senza un leader in campo. Da quel giorno le cose sono cambiate: è arrivato il giocatore giusto al posto giusto (il giorno della sua firma scrivemmo “Wright salverà Varese, segnatevelo”: ve lo ricordate?), Moretti è stato strepitoso nel compattare il suo gruppo nella difficoltà (il caso Fayè, “girato” nel modo più giusto).
E poi, ci sono le Final Four. Bellissimo traguardo (anche qui, però, perfavore: non è l’Eurolega eh…) che se non altro avrà l’effetto di dare ossigeno alle malconce casse societarie. Niente da dire: bravo a Coppa che, per primo e contro il parere di tutti, ha creduto in questa manifestazione.