Unioni civili, Varese pronta ma la Lega no

Legge Cirinnà - Già una decina le richieste in Comune. Il Carroccio sulle barricate: «Obiezione di coscienza»

– Le Unioni civili arrivano anche a Varese. Sono almeno una decina le coppie gay che hanno contattato il Comune di Varese per potersi, dopo anni di attesa, unire civilmente, vedendosi quindi riconosciuto il diritto ad essere anche legalmente una coppia. I dati arrivano dall’Arcigay di Varese, che in queste settimane sta monitorando la situazione a livello provinciale, per verificare che tutti i comuni si stiano attrezzando per dare seguito alla legge nazionale che riconosce le Unioni civili.

Anche perché, rispetto ad altre realtà in Italia, dove le prime unioni sono già state celebrate, sul nostro territorio si starebbe registrando qualche ritardo. Non nel capoluogo, dove l’amministrazione ha già dedicato una sezione sul proprio sito internet per fornire tutte le informazioni necessarie alle coppie gay. La legge è entrata in vigore il 5 giugno, in pieno periodo elettorale. L’11 luglio sul sito internet del Comune veniva pubblicata la pagina ad hoc con tutte le informazioni e i recapiti dell’Ufficio di stato civile del Comune da contattare.

«Il Comune di Varese è stato tra i primi a pubblicare le informazioni necessarie sul proprio sito – spiega
, presidente di Arcigay Varese – come associazione abbiamo contatto i diversi comuni, chiedendo a che punto fossero nella predisposizione degli strumenti per celebrare le Unioni civili. A Varese si stanno attrezzando velocemente. E hanno riferito che, al momento, sono una decina le coppie che hanno contattato gli uffici comunali per chiedere informazioni». Nelle altre grandi città, ovvero Gallarate, Busto Arsizio e Saronno, sarebbero leggermente più in ritardo rispetto al capoluogo, «ma anche dai loro uffici ci hanno risposto che erano in fase di preparazione». In generale, guardando alla provincia nel suo complesso, il giudizio di Boschini non è ottimale: «Noto un certo ritardo, soprattutto se guardiamo ad altre province italiane, molto più avanti. Per questo andiamo avanti a monitorare la situazione ed invitiamo chi si trovasse in difficoltà nel proprio comune di residenza a contattarci». Il timore, infatti, è quello dell’obiezione di coscienza lanciata dal leader della Lega Nord Matteo Salvini.

«L’obiezione di coscienza non esiste – attacca Boschini – i sindaci possono non celebrare personalmente le Unioni, ma devono comunque delegare qualcuno a farle. Altrimenti, è omissione d’atto d’ufficio». Insomma, la legge va rispettata. E lo sa bene anche
, segretario provinciale della Lega Nord e sindaco di Morazzone. Che ha infatti annunciato come «porterò avanti l’obiezione di coscienza, certo, nel limite del possibile». Se Bianchi ricorda come «non ho mai violato nessuna legge o norma», contrattacca ricordando come «nel 2014 erano alcuni sindaci del Pd a contravvenire alle norme di allora, che non riconoscevano le Unioni civili, tuttavia, come Marino a Roma, le celebravano ugualmente, contravvenendo alle circolari di Alfano». Bianchi ricorda come «già a dicembre il consiglio comunale di Morazzone si era espresso a favore della famiglia tradizionale. E io rappresento questa comunità. La nostra società ha due capisaldi fondamentali: il lavoro e la famiglia. Il lavoro lo stanno togliendo. E adesso colpiscono anche la famiglia. E se elimini i punti fermi di una società, stravolgi il mondo in cui vive».