Uno sgarro mafiosopunito con il sangue

CAVARIA CON PREMEZZO Fermata una scia di sangue che avrebbe dovuto portare altre due vittime: il fermo di Andrea Vecchia, 41 anni di Albiolo (Como), Alessio Contrino, 45 anni, anche lui di Albiolo, Giuseppe Luparello, 25 anni di Porto Empedocle, e Antonio Cuntrara, 38 anni di Blevio (Como) ha salvato due vite e risolto un caso.
Il caso è l’omicidio di Giuseppe Monterosso, autotrasportatore di 54 anni (con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso e legato alla cosca Madonia) consumatosi lo scorso 6 maggio in via Monte Rosa a Cavaria, dove aveva sede la ditta di autotrasporti della vittima.

Le due vite salvate sono quelle del fratello di Monterosso e di un ex dipendente di Vecchia (legato a Monterosso in ogni caso) ritenuto da Vecchia responsabile (con altri due già condannati per il fatto) dell’incendio di 4 motrici di altrettanti camion della ditta di «Euro Trasporti» (che a Vecchia faceva capo) avvenuto nel novembre 2008 ad Albiolo: sabato scorso, ovvero il giorno dopo che Contrino aveva raccontato tutto agli inquirenti, si sarebbe dovute tenere un summit da Vecchia per pianificare gli altri due omicidi.


Il procuratore di Busto Francesco Dettori, il capo della squadra mobile di Varese Sebastiano Bartolotta e Giuseppe Schettino, vice questore aggiunto di Como, forniscono i dettagli dell’operazione. «Per quell’incendio – ha detto Dettori – nessuno di noi avrebbe mai commesso un delitto. Ma qui abbiamo a che fare con persone di cultura mafiosa che rispondono in questo modo agli sgarri subiti».
Per Vecchia fu Monterosso il mandante dell’incendio che gli causò 300 mila euro di danni. E Vecchia, armato di una 357 magnum cromata, ha freddato il rivale a colpi d’arma da fuoco. Ma non è tutto qui.

«La vendetta sarebbe andata avanti – ha spiegato Bartolotta – con nuove armi fatte arrivare dalla Sicilia. Luparello è infatti il nipote di Vecchia e Cuntrara è un suo dipendente. Loro con l’ultimo viaggio dalla Sicilia a Como hanno traghettato 2 pistole calibro 765, una pistola calibro 9 parabellum in dotazione alle forze di polizia, e stiamo verificando dove è stato commesso il furto, un revolver e la 357 Magnum che sospettiamo essere l’arma del delitto». L’arsenale era nascosto sui camion e nella ditta di Vecchia: ivi compresi alcuni giubbotti anti proiettile. «Evidentemente il clan Vecchia – ha spiegato Dettori – vicino alla Stidda e tra l’altro rivale dei Madonia in Sicilia, temeva una vendetta. I giubbotti dovevano servire a proteggere gli appartenenti alla famiglia».
A svelare tutto, compreso i piani per i seguenti due omicidi, ci ha pensato Contrino: temeva per la sua incolumità e temeva di essere coinvolto in altri delitti.

e.romano

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