VARESE I morti di Varese fanno fatica a trovare pace da quando l’unico forno per la cremazione, quello di Giubiano (che accoglie quasi la metà dei defunti della città giardino) è stato nuovamente chiuso, e questa volta non si sa fino a quando. Trovare soluzioni alternative per le famiglie diventa sempre più difficile e oneroso sia dal punto di vista economico che dal punto di vista emotivo, dato che i tempi di sepoltura si dilatano. Ma è
anche un problema logistico, se si considera che il forno di Giubiano lavora al ritmo di 4-5 cremazioni al giorno e che la cella frigorifera può contenere al massimo una trentina di salme in attesa.
Una situazione allarmante che ha spinto Ambrogio Vaghi, presidente della Socrem, associazione per la cremazione, a scrivere una lettera al sindaco. Lettera in cui chiede sostegno per le famiglie che stanno subendo questa situazione e invita l’amministrazione a pretendere dalla ditta che gestisce la manutenzione del forno un intervento risolutivo tempestivo e il risarcimento dei danni economici subiti dai cittadini e dal Comune per il mancato servizio.
IL GUASTO TECNICO
Pare che il problema stia nel rispetto di alcuni parametri di legge, soprattutto quelli che riguardano lo smaltimento delle acque utilizzate per l’abbattimento dei fumi. Un problema annoso che già nello scorso marzo aveva causato alcuni stop della struttura di tre o quattro giorni. Ogni volta la ditta svizzera cui è stata affidata la gestione e la manutenzione del forno, si impegnava a eseguire dei lavori. Lavori che però, ad oggi, non si sono dimostrati risolutivi. Così alla fine della settimana scorsa il Comune ha di nuovo dovuto imporre la chiusura del forno che questa volta non sarà riaperto fino a quando la ditta non avrà risolto in maniera definitiva il problema.
CONSEGUENZE
Si calcola che solo le pause del mese di marzo abbiano causato una perdita di circa 50 mila euro per le casse di Palazzo Estense, titolare del servizio. Per valutarle bisogna considerare che, ormai, a scegliere la cremazione sono il 43,8% dei varesini. Una pratica incentivata da tutti i comuni, compreso quello di Varese, vista la scarsa disponibilità di spazio per le sepolture (negli ultimi 5 anni le cremazioni hanno permesso di risparmiare alla città giardino l’apertura di un nuovo cimitero delle dimensioni di quello di Velate). Nel corso 2008 il forno di Giubiano ha effettuato 1300 cremazioni, di cui solo un quinto riguarda residenti a Varese, il resto arriva dai comuni limitrofi della provincia. A causa di questo reiterato guasto ci sono decine di persone che devono trovare una soluzione alternativa. L’attesa ormai si sta protraendo oltre la capacità di contenimento delle celle frigorifere di Giubiano, dunque le famiglie cominciano a chiedere ai forni di altre città: né Milano né Como si sono dichiarate disponibili. Restano Verbania e Domodossola. Soluzioni che hanno l’effetto di moltiplicare sia le distanze sia i tempi di attesa per poter dare l’estremo saluto al proprio caro. Senza considerare che i costi lievitano, soprattutto per i cittadini di Varese che a Giubiano usufruiscono di un prezzo convenzionato inferiore alla metà di quanto chiedono le altre città (500 euro).
Lidia Romeo
e.marletta
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