«Varese è Alfano I cori? Io il somaro»

Se n’è andato da signore qual è. Con un po’ di amaro in bocca, con qualche sassolino dalle scarpe che si terrà sempre dentro, ma soprattutto con un mare di bene che si porta dietro dalle tante persone che ha conosciuto a Varese.

Non c’è male dai. Innanzitutto sono contento che la squadra abbia centrato l’obiettivo della salvezza. Giocare in serie B è molto bello e importante per una società che ha lottato tanto per arrivare a questa categoria. Per quanto mi riguarda farò un po’ di vacanza.

Sono deluso perché i risultati sportivi e lavorativi non sono stati quelli da me sperati. Però sono anche felicissimo, perché la delusione è stata addolcita dai tanti rapporti umani e dalle tante amicizie che ho avuto la fortuna di poter allacciare a Varese.

Nella vita la carriera e il lavoro sono naturalmente importantissimi, ma ci sono cose ancora più belle. Qui ho conosciuto tante persone speciali.

L’ho già ripetuto più volte. Ho parlato spesso alla mia famiglia di Luca e della sua storia. E della fortuna che ho avuto nel potergli parlare e nel potere approfondire la sua conoscenza. Ti rendi conto di quanto siamo fortunati.

Persone come lui ti aiutano ad affrontare la vita con un approccio e una testa diversi. Mi auguro di potere presentare presto Luca a tutti i miei cari.

Se non ci avessi creduto più, avrei dato le dimissioni. Avrei potuto mollare a Cittadella, ma io ci credevo. Di certo non mi interessavano i 2 o 3 stipendi che ancora dovevo prendere. Ma io non ho smesso un secondo di crederci. È chiaro che quando fai una striscia così negativa, ti puoi anche aspettare che la società possa trovare un modo per cambiare il trend. L’orgoglio va davanti a tutto e a tutti. Io credevo nel lavoro che facevamo durante la settimana, poi sul campo i risultati sono stati purtroppo negativi.

I ragazzi sono stati bravi a scrollarsi di dosso la negatività, e devo fare i complimenti al mister, che ha saputo girare le cose. L’inerzia è cambiata dopo Novara-Varese di campionato, con quel contatto Fiamozzi-Lambrughi in area (giudicato regolare dall’arbitro e che ha scatenato le proteste dei novaresi, ndr) e con la traversa di Lepiller al 90’. Gli episodi sono spesso frutto di una positività o di una negatività complessiva. Lì ho capito che il Varese si sarebbe salvato.

Non voglio parlare del coro in spogliatoio. Evidentemente sono stato un somaro io a non fare rendere al massimo i giocatori che avevo a disposizione. Non nutro rancori. Ho avuto tantissime testimonianze di affetto, la gente di Varese mi rimarrà sempre nel cuore.

Molto particolare e difficile da spiegare. Ma è sicuramente una piazza fatta di persone che vivono la squadra e la città e dove si può fare calcio, dove vengono apprezzati anche i valori morali e non solo l’ambito lavorativo e sportivo. La gente sa volerti bene e rispettarti, e questa per me è la cosa più importante.

Ce ne sono tanti. Sportivamente parlando direi le gare interne con Pescara ed Empoli. Però in assoluto ci metterei dentro la presentazione del libro di Luca Alfano, la serata di beneficenza con Roberto Bof e il saluto che mi hanno fatto i ragazzini di Marco Caccianiga. Ho vissuto tante emozioni anche dopo la partita di Crotone, quando la curva mi ha chiamato. L’inchino che ho a loro rivolto era un segno di riconoscenza e di ringraziamento verso coloro che mi hanno sempre apprezzato.

Voglio ritrovare subito una panchina, perché ho voglia di dimostrare che questa esperienza mi ha fatto imparare tanto e mi ha fatto crescere. Come sono cresciuti anche i miei anticorpi per poter ripartire e fare qualcosa di importante.

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