Ventilazione naturale, un semplice strumento di benessere

Ricordo ancora con nostalgia le fredde mattine di novembre della mia infanzia in cui la voce della mia severa quanto amorevole nonna mi rimproverava di chiudere la finestra della camera da letto aperta mezz’ora addietro per consentire la consueta quanto necessaria areazione mattutina della camera, post-sveglia.

In un’epoca condizionata dalla crisi petrolifera degli anni settanta, in cui il tepore derivante da vecchie stufe a legna accompagnava le prime fredde giornate autunnali, “Sgariare la camera” citando sempre la mia amata nonna, era un’operazione usuale. Allo stesso tempo, nel rispetto della fatica e del sudore versato da mio nonno che nel giardino di casa ogni fine estate spaccava legna per approvvigionare le scorte in previsione del periodo invernale, si poneva attenzione affinché la finestra non rimanesse aperta oltre il necessario.

Oggi, all’alba del nuovo millennio, in un’epoca fatta di tecnologie volte all’efficientamento energetico, la sensibilità verso un gesto semplice come aprire e chiudere la finestra è legata più a questioni di carattere economico che di carattere pratico. Risulta quasi sorprendente pensare come un semplice gesto abbia un notevole impatto sul benessere abitativo. Eppure la ventilazione dagli ambienti è un elemento fondamentale non solo per la riduzione degli sprechi in fatto di consumo energetico ma soprattutto per il mantenimento del microclima interno che di fatto influisce in modo diretto sugli occupanti che di quell’ambiente fanno uso quotidiano.

La norma in primis, ma più semplicemente l’uso e l’esperienza ci insegnano come il clima ideale all’interno di un locale ove vi è una permanenza prolungata di persone possa essere quantificato attraverso elementi finiti di temperatura ed umidità. Convenzionalmente si stabilisce quale temperatura ideale quella compresa tra i 18 e 20°C mentre come tasso di umidità relativa medio pari 65%.

Possiamo distinguere i fattori che intervengono ed influiscono su questo microclima in due macro categorie: FATTORI AMBIENTALI legati alle caratteristiche intrinseche dell’ambiente stesso come, la tipologia delle strutture dei muri, la tipologia degli impianti presenti: riscaldamento, illuminazione, ventilazione; la tipologia degli infissi a chiusura delle aperture.

FATTORI UMANI legati proprio alle persone che vivono questi ambienti, siano essi gli abitanti della casa, piuttosto che gli occupanti del posto di lavoro. Spesso si sottovaluta come l’essere umano abbia un’influenza diretta sull’ambiente che lo circonda. In quanto organismo a sangue caldo, il corpo umano disperde calore producendo di fatto degli apporti termici all’ambiente circostante, mentre attraverso la respirazione crea un costante scambio di vapore acqueo che incide sulla umidità relativa ambientale.

Ecco allora come, in considerazione di un microclima ambientale fortemente condizionato dai fattori sopra esposti, il gesto dell’apertura/chiusura di una finestra manifesta la sua importanza

La corsa ad una sempre maggiore compartimentazione degli spazi, alla ricerca del massimo isolamento termico possibile degli ambienti, soprattutto quando non accompagnato da semplici, quanto necessarie considerazioni in fase progettuale/esecutiva, ha portato ad un aumento di fenomeni di peggioramento delle condizioni ambientali quali per esempio, l’aumento dell’umidità interna agli ambienti e la conseguente formazione di muffe.

Ma perché questo si manifesta? È possibile che la semplice apertura delle finestre incida in modo così sostanziale su questi fenomeni?

In realtà la risposta non è così facile e soprattutto diretta. Ogni situazione andrebbe analizzata singolarmente e contestualizzata, tuttavia se prendiamo in considerazione i FATTORI precedentemente esposti, potremo avere una prima idea e comprensione delle cause che potrebbero aver influito sull’evento negativo (Muffe).

  1. La sostituzione degli infissi. Le finestre di oggi, grazie all’evoluzione che la tecnologia costruttiva ha raggiunto negli ultimi anni, sono di fatto completamente diverse dal concetto di infisso che si aveva anche solo 20 anni fa. Indipendentemente dai diversi materiali oggi presenti sul mercato, l’inserimento di guarnizioni a tenuta lungo i punti di appoggio tra i vari elementi dell’infisso, oltre all’uso di Vetro-camere in sostituzione del vecchio vetro singolo, ha prodotto delle finestre ad alta tenuta d’aria.

    Se in passato, con le vecchie tipologie di infisso, anche a finestra chiusa era probabile sentire degli “spifferi”, oggi la conformazione degli elementi trasparenti delle nostre case (è così che vengono anche chiamate le finestre), non lo consente più. Ecco allora che il venir meno di questa MICROVENTILAZIONE, se accompagnata dall’abitudine di non ventilare gli ambienti in modo naturale, può portare ad un conseguente ristagno dell’area interna degli ambienti. Prendiamo una camera singola di 9-12 mq, supponiamo di sostituire l’infisso vecchio in legno e vetro singolo con uno nuovo in PVC a triplo vetro. Infine ipotizziamo un uso della camera da due persone per 12 ore/giorno. Come precedentemente esposto, se non si prevede di arieggiare opportunamente i locali, si otterrà un aumento progressivo dell’umidità interna, che se accompagnata ad un aumento della differenza di temperatura tra interno ed esterno, potrebbe produrre la formazione di condensa superficiale, sia sulla finestra (vetri appannati) che sulle pareti, con conseguente aumento esponenziale della probabilità di formazione di muffe!

  2. La coibentazione delle pareti. Coibentare non è per tutti. Le regole che stanno dietro il dimensionamento, la scelta e l’applicazione dei materiali isolanti richiede studio dell’esistente e conoscenza delle leggi fisiche che regolano lo scambio termico. Inoltre, anche la scelta del materiale può influire in modo sostanziale sul risultato finale, non solo da un punto di vista quantitativo (un pannello più spesso isola di più di un pannello meno spesso) ma anche qualitativo (un materiale plastico, pur isolando ha certe caratteristiche che differiscono da quelle di un materiale naturale). La presenza o meno di isolamento sulle pareti perimetrali della stanza dell’esempio precedente, può influire in modo anche rilevante sul clima ambientale interno.
  3. Le abitudini degli occupanti. Non meno delle caratteristiche oggettive precedentemente esposte, una elevata influenza sul clima interno degli ambienti è data dagli usi e costumi degli occupanti degli ambienti stessi. Se prendiamo la stanza del nostro esempio, usando il locale in modo congruo alle sue caratteristiche dimensionali, per esempio come studio per una persona o camera singola, se anche questo individuo non aprirà in modo continuativo la finestra, probabilmente il clima interno manterrà delle condizioni nella norma. Viceversa se come sopra ipotizzato, utilizzeremo in modo improprio lo spazio, prevedendo la permanenza due persone in modo continuativo, in considerazione dei ristretti volumi in esame, risulterà altamente probabile una alterazione del clima interno.
  4. Impianti.  Citati inizialmente, la presenza ma anche l’uso degli impianti è un altro elemento influente sul clima ambientale interno. La scelta di mantenere una temperatura più o meno alta all’interno di un ambiente, associata a pareti poco isolate, può produrre (indipendentemente dall’influenza degli occupanti) condizioni favorevoli alla formazione di condensa e quindi possibilità di formazioni di Muffe. Viceversa la presenza di un impianto di ventilazione, che sia di tipo meccanico controllato o semplice (la classica ventola ad accensione comandata), può favorire il ricambio interno dell’aria e quindi parzialmente contrastare la formazione di fenomeni come la condensa superficiale.

In conclusione, il ruolo che gioca la Ventilazione all’interno del delicato equilibrio che influisce sul clima ambientale interno dei locali di un edificio è di primaria importanza. Il corretto ricambio d’aria, apporta indiscussi vantaggi:

  • Consente un ricambio organico dell’aria respirabile. Aria stagnante o derivante dalla continuativa presenza di persone, a lungo andare diminuisce in modo sostanziale ed evidente i valori qualitativi. (Aumento di anidride carbonica);
  • Contrasta l’aumento dell’umidità relativa, mantenendo il rapporto aria/acqua su livelli ottimali e favorevoli alla permanenza di persone;
  • Contrasta la formazione di condensa superficiale e quindi la formazione di muffe;

Ecco perché è così importante cercare di garantire la corretta ventilazione degli ambienti. Magari oggi, che “non ci sono più gli inverni di una volta”, che il costo dell’energia impone una necessaria attenzione ai consumi, anche un semplice gesto come aprire la finestra può risultare anacronistico o “non economicamente vantaggioso”, ma in realtà risulta essenziale per garantire un giusto grado di salubrità dei nostri ambienti. Riportando una citazione di José Ortega y Gasset, “IO SONO ME PIÙ IL MIO AMBIENTE E SE NON PRESERVO QUEST’ULTIMO NON PRESERVO ME STESSO”, ecco allora che “Sgariare” ogni tanto la camera, come mi ricordava la mia dolce nonna, forse conviene.

Marco Enrico Maggioni
studio Eureka Equipe