Decapitata la ‘ndrangheta “targata” Lonate Pozzolo

LONATE POZZOLO In principio fu il 60enne Nunzio Novella. Era il boss della cosca Gallace-Novella di Catanzaro, molto attiva nell’area del Varesotto e dell’Alto milanese. Il 14 luglio 2008 era seduto nel cortile di un bar di San Vittore Olona. Venne freddato con quattro colpi da due uomini. L’errore di Novella? Quello di aver alzato troppo la cresta. Andava a dire in giro che «la Lombardia», e cioè tutti i gruppi di ‘ndrangheta trapiantati al Nord,

avrebbero potuto «fare da soli», senza la casa madre calabrese. «Tutto questo era stato preso male dalla Calabria», spiega il procuratore aggiunto di Milano Ilda Bocassini. Di qui l’esecuzione. Per quell’omicidio è ora in carcere Antonino Belnome (di Inverigo, Como), ritenuto l’autore materiale. Ma è un dettaglio, nel quadro generale dell’operazione.
Quel che importa, è che proprio l’assassinio di Novella è stata la palla di neve che, rotolando lungo il pendio delle indagini, ha provocato la valanga che ha rivelato la struttura “a cupola” della ‘ndrangheta; un effetto-domino sfociato nella maxioperazione che ha portato all’arresto di oltre 300 affiliati. E tra questi, molti sono riconducibili alla “locale” (nel gergo, una cosca) di Legnano-Lonate Pozzolo, legata alla ‘ndrina di Cirò Marina, dove spadroneggia il clan Farao-Marincola.
Fra le persone finite in manetta spicca, di nuovo, il 48enne Vincenzo Rispoli, ufficialmente commerciante di frutta e verdura residente a San Giorgio di Legnano dal 1964: già alla sbarra a Busto Arsizio dopo l’operazione «Bad Boys» (la prossima udienza è il 12 ottobre), è sospettato di essere il numero uno della ‘ndrangheta locale. Ai ferri, insieme a Rispoli, sono finiti Nicodemo Filippelli, Emanuele De Castro (entrambi di Lonate Pozzolo, entrambi nel calderone di «Bad boys»), Luigi Mancuso di Busto Arsizio, Antonio Benevento di Legnano, Fabio Zocchi e Vincenzo Alessio Novella di Legnano.
Secondo gli inquirenti, quello di Legnano-Lonate Pozzolo «è un “locale” ricco, nel senso che i suoi uomini hanno grosse disponibilità finanziarie; in particolare, attraverso società intestate a prestanome gestiscono locali pubblici e fanno, o comunque progettano, investimenti immobiliari per importanti somme di denaro»; inoltre vanterebbero «amicizie compiacenti presso istituti di credito e amministrazioni locali». Le riunioni dei boss si svolgevano nel crossodromo di Cardano al Campo o in bar di Legnano e Busto Arsizio.
Arrestati anche tre saronnesi: il 36enne Ernestino Rocca, il 59enne Annunziato Vetrano e il 30enne Orlando Attilio Vetrano. Gli ultimi due apparterrebbero alla “locale” di Bollate.

e.romano

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