“Spiava le ragazze in bagno” Prof di matematica a giudizio

VARESE E’ un professore di matematica in pensione appassionato di nudi. Nudi di donna. Ma anche nudi di bambini, seppure “censurati”. Ieri avrebbe dovuto essere giudicato con rito abbreviato dal tribunale di Varese per due accuse gravissime: detenzione di materiale pedopornografico e interferenze illecite nella vita privata. «Avrebbe dovuto», si è scritto. Perché l’avvocato difensore Cosimo Colonna ha chiesto e ottenuto dal giudice Rossella Ferrazzi che il processo venga spostato alla procura distrettuale di Milano, che è

competente per reati collegati alla pedopornografia.
L’uomo è un 73enne che fino al “fattacio” che lo vede coinvolto insegnava in un istituto professionale di Varese (dopo l’episodio venne subito allontanato). Secondo l’accusa, che ieri in aula era rappresentata dal viceprocuratore onorario Marco Brunoldi, avrebbe cercato di carpire immagini private con una telecamera. Una telecamera sistemata nei bagni che, in quella scuola, vengono utilizzati da docenti, bidelli e studenti.
Ad accorgersi di quell’occhio elettronico a dir poco indiscreto fu una ragazza che subito, allarmata, chiese aiuto. Fra i primi ad accorrere ci fu proprio il professore di matematica. Secondo le testimonianze, questi avrebbe ammesso di essere il proprietario della web-cam, ma avrebbe anche detto di averla dimenticata lì, nei bagni, inavvertitamente. Subito dopo fece sparire il congegno.
E proprio questa accortezza potrebbe salvarlo. Manca, si potrebbe dire, l’arma del delitto. E manca anche il supporto informatico (un hard disk, ad esempio) sul quale i video avrebbero potuto essere immagazzinati. Per la legge italiana, infatti, “sbirciare” non è reato. Diventa reato se il guardone, come spiega il codice penale, «mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata». Dove? E’ ancora il codice a rispondere: «Nell’abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora». E non c’è dubbio che una toilette sia uno dei luoghi privati per eccellenza.
Nel corso delle indagini, a casa del professore vennero trovati 14 portafotografie con una sequela di immagini. Tra queste, anche tanti bambini. Ma secondo l’avvocato difensore, si tratta di foto tutto sommato innocenti. «Ci sono diverse donne in topless riprese al mare – concede – e i bambini hanno tutti addosso il costumino da bagno». Maschietti e femminucce hanno però solo la mutandina. Ma, fa notare ancora l’avvocato, in spiaggia d’estate è normale che i bambini molto piccoli vengano lasciati gironzolare seminudi dai genitori.
Un mostro da condannare e da sbattere in galera o un semplice collezionista di immagini discinte, forse pruriginose, ma pur sempre lecite? Saranno i giudici milanesi a stabilirlo.

s.bartolini

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