Gabbiano ferito dai vandali Lo salva il giostraio buono

SCHIRANNA Un gabbiano ferito e il giostraio che vuole che ritorni a volare.
Non è il titolo di una favola di Sepúlveda, ma un fatto realmente accaduto ieri, al parco Zanzi.
I protagonisti sono il giostraio Walter Vidali, un gabbiano con un’ala spezzata, le guardie ecologiche del Comune di Varese, il centro veterinario La Fenice di Buguggiate e Villa Recalcati, che ha fatto da regia.
Tutto è iniziato qualche mattina fa, quando Walter Vidali ha visto per la prima volta un gabbiano che zampettava vicino alla giostra,

trascinando un’ala rotta. La vista del pennuto ha subito commosso il giostraio che, però, sulle prime, ha pensato che poteva cavarsela da solo. «Del resto, gli animali hanno molte più risorse delle persone» ha pensato.
E così il giorno dopo. E quella dopo ancora.
Domenica, intorno alle nove del mattino, il gabbiano si è presentato nuovamente, ma dietro di lui c’erano dei ragazzi che lo inseguivano lanciandogli dei sassi. «Il gabbiano tentava disperatamente di nascondersi vicino alla giostra, ma i ragazzi non gli davano tregua – racconta Vidali – Non ci ho visto più. Ho detto loro di smetterla, ma questi non mi ascoltavano e continuavano a dare la caccia al gabbiano ferito. È stato a quel punto che mi sono avvicinato all’animale impaurito. L’ho raccolto da terra e l’ho portato all’interno della giostra».
Walter ha preso un bello scatolone e ci ha messo dentro il gabbiano, dandogli acqua da bere e torta da mangiare. «Dopo un periodo di iniziale timidezza, l’animale ha cominciato ad assaggiare il cibo che gli avevo offerto – continua Vidali – Il mattino dopo sembrava già più in forza. Ma a quel punto mi sono chiesto cosa fare di lui. E così ho chiamato le guardie ecologiche».
Le Gev Fausto Gambaro, Enzo Crenna e Giovanni Messina, su indicazione della Provincia, si sono subito messe a disposizione per portare il gabbiano alla Fenice di Buguggiate, che è uno studio veterinario convenzionato con l’oasi di Vanzago. Il suo ruolo è quello di accogliere uccelli selvatici autoctoni di piccole dimensioni o migratori di passaggio.
«Gli animali stanno qui da me in attesa che il veterinario dell’oasi venga a recuperarli – ha spiegato il veterinario Vittore Angelini – Ha agito molto bene chi ha trovato il gabbiano: lo ha messo in una scatola di cartone. È la cosa migliore da fare, in quanto le sbarre di una gabbia possono rompere le ali dell’uccello, specialmente se questo è spaventato e si agita nel tentativo di liberarsi».
Niente di più lontano dal temperamento mite del nostro gabbiano. Con lui, ad attendere di essere portato all’oasi di Vanzago, c’era anche uno svasso. Dai versi che faceva non sembra essere una compagnia piacevole, ma di sicuro entrambi avranno avuto qualcosa da raccontarsi riguardo all’uomo e ai diversi trattamenti che riserva agli animali. Con una puntualizzazione: i ragazzi che tentavano di lapidare il gabbiano avrebbero potuto essere denunciati per maltrattamento di animali.
Adriana Morlacchi

s.bartolini

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