«Non chiamate musulmano chi compie queste stragi»

Il dolore di Kuba Diawara: ex biancorosso, francese e islamico

Francese, musulmano, con il cuore a Varese, con il cuore spezzato in due. per due anni ha vestito la maglia della Pallacanestro Varese, e alla nostra città è rimasto legatissimo: giusto due settimane fa era qui per la Basket Fest.
L’abbiamo raggiunto al telefono nella sua Miami dove ha preso casa e passa le vacanze con la sua famiglia. Quello che è successo a Nizza l’ha ferito, nel profondo. «Terribile: non so che altro dire.

Quello che è successo è terribile. Il 14 luglio è una festa importantissima, noi francesi la sentiamo molto e ci teniamo».
Andare sulla Promenade des Anglais per ammirare lo spettacolo dei fuochi è un po’ come essere a Times Square alla mezzanotte di capodanno: un must. «È la festa più bella, e non posso pensare che tutta quella gente sia passata in un attimo dalla festa al terrore e alla morte. Non ci posso pensare».
Anche dall’altra parte dell’oceano sono arrivate le immagini terribili che tutti quanti abbiamo visto: «Quei passeggini, quei bambini: terribile, posso dire solo questo. Terribile».
Diawara conosce bene Nizza, la Promenade des Anglais: «Ho giocato lì vicino, sono stato mille volte a Nizza e su quella strada meravigliosa. Sembrerà una frase fatta ma la dico comunque: avrei potuto esserci io, avremmo potuto esserci tutti». Kuba Diawara ha saputo di quello che era successo soltanto nella notte americana: «Ero fuori, e verso la una di notte un’amica francese mi ha chiamato per dirmi quello che era capitato a Nizza: sono rimasto senza parole e ho il cuore spezzato per il mio Paese che da quasi due anni sta vivendo un incubo. Ho guardato le foto, ho letto tutto: e sono stato male».
Diawara: giocatore di basket, francese e musulmano. E, da musulmano, parla e punta il dito: «Questa gente, queste persone, non sono musulmani. Non posso dire altro. Non sono musulmani». La comunicazione si interrompe di colpo, resta il silenzio. E resta quell’ultima frase: «Quelli non sono musulmani».