Si scava e saltano fuori 52 bombe

Cinquantadue bombe da 250 chilogrammi di peso ciascuna: è il ritrovamento venuto alla luce durante i lavori di bonifica per la costruzione del collegamento ferroviario tra i due terminal di Malpensa. Ordigni che, spiega il sindaco di Somma , «in genere servivano per le esercitazioni in bianco e per l’addestramento al volo al massimo carico». Non solo. «Si adopervano anche per determinare il centraggio, ossia la distribuzione del peso sugli aerei».

Non c’è da preoccuparsi, le bombe ritrovate non sono pericolose, sono in cemento, senza spoletta e non c’è alcun rischio di esplosione. Ma andranno comunque allontanate dalla sede della futura strada ferrata tra il T1 e il T2 e saranno distrutte. «Non sappiamo ancora in che modo, molto probabilmente si userà la tecnica della buca con dinamite nella quale farne brillare un po’ alla volta», dice il sindaco. «Ma non c’è pericolo, la popolazione può stare tranquilla». Singolare il ritrovamento, in corrispondenza della pista che collega Malpensa alla “campagna granda” di Somma. Le bombe sono disposte una accanto all’altra, come si trattasse di un deposito.

La storia torna a trovare i sommesi ed è sepolta a Case Nuove dove, durante la seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 1945, intorno al campo di aviazione di Malpensa, furono costruite piste in cemento e ghiaia per circa 40 chilometri. Piste realizzate dall’organizzazione militare Todt, spiega il primo cittadino, storico appassionato, per collegare l’aeroporto alle piazzole di decentramento degli aerei «chiamate in dialetto paraschèg» e trincee a difesa dell’aeroporto.

Proprio nella cosiddetta campagna granda di Somma, sono visibili le piste in cemento, «la pìsta di tedèsch» ricorda il primo cittadino, larghe circa 16 metri e «realizzate in parte in semplice massicciata di ciottoli, ghiaia e sabbia e, in parte, con sovrapposto uno strato di calcestruzzo ad alto tenore di legante».

Continua Guido Colombo riportando, dalla tradizione orale, quanto dicevano gli anziani di Case Nuove: «Mi raccontano che erano centinaia i lavoratori addetti alla costruzione di queste piste e ai ripari per gli aeroplani, opere per la maggior parte fatte a mano o tutt’al più con l’aiuto di cavalli e carrette; lavoratori del circondario e provenienti da altre località della Lombardia. Anche diversi nostri contadini hanno prestato la loro opera, soprattutto nel disboscamento e nello sradicamento delle ceppaie».

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