«MV chiusa: danni per 3-4 milioni dalle istituzioni solo silenzio»

Parla Giovanni Castiglioni, presidente di MV Agusta

– Ciò che resta dopo una settimana di convivenza con uno scomodo inquilino che arriva prepotente a bussare alle porte della tua produzione, invade i tuoi capannoni, ti costringe a lasciare a casa gli operai e provoca milioni di danni non è né rassegnazione, né rabbia contro il destino cinico e baro: è solo una punta, tutt’altro che velata però, di amarezza.

Giovanni Castiglioni, terza generazione alla guida di un’azienda che a Varese ha sempre significato moto a prescindere dal nome, non la nasconde: «Mi aspettavo una maggiore solidarietà da parte delle istituzioni territoriali dopo gli eventi di questi giorni. Il silenzio, totale, è difficile da digerire».

Una situazione analoga a quella attuale si era riscontrata nel 2002, quando il bacino aveva raggiunto, anche visivamente, lo stesso livello. Altre, anche dai racconti di mio padre, non ne ricordo.

Sinceramente no: episodi come questi sono frutto di piogge torrenziali che, fortunatamente, non accadano spesso. Nello specifico, poi, la produzione è meno prossima al lago di altri reparti e non è stata toccata. Anche se siamo stati costretti a fermarci.

I problemi maggiori sono occorsi al reparto Ricerca e Sviluppo ed agli archivi, entrambi direttamente invasi dalla piena. I danni non sono certo marginali, perché siamo nell’ordine dei tre-quattro milioni di euro. Il conto è presto fatto: sospendere la produzione ha significato la non consegna di circa 60 moto al giorno, per un fatturato giornaliero perso di 700 mila euro. A questa cifra va aggiunta quella necessaria per riparare strutture e macchinari rovinati: sono altri centomila euro.

Dei primi assolutamente sì. Ho ricevuto molte telefonate, anche e soprattutto da amici imprenditori che si sono offerti di darci una mano. Da Comune di Varese e Regione Lombardia, invece, nessuna chiamata e nessun aiuto. Io sono abituato a fare da solo ed a non avere alcun appoggio, ma non nego di rimanerci male. A volte mi passa per la mente di spostare non dico la produzione, siamo made in Italy e tali dobbiamo rimanere, ma almeno gli uffici in Ticino, dove risiedo dagli anni ‘90.

Le persone che lavorano qui sono fantastiche ed anche in questa occasione si sono dimostrati una grande famiglia: con gli stivali da pescatori hanno lavorato giorno e notte con le pompe per minimizzare il danno. C’è stato un grande supporto.

Molto bene e lo dico anche da consigliere d’amministrazione della stessa organizzazione. A livello di affluenza è stato un anno record. La nostra azienda ha presentato parecchi nuovi modelli ed ha acquisito un portafoglio clienti che ci permetterà di crescere del 20% nel 2015.


Si tratta di un’operazione strategica a lungo termine. Per la prima volta un colosso straniero da 120 miliardi di euro di fatturato entra in una società familiare italiana senza comprarla, ma solo per investire: mi piace definirlo un tentativo di diventare una multinazionale tascabile. L’interesse di Mercedes certifica la nostra capacità di crescita e la bontà del lavoro svolto.