«Una volta c’era il grappino Adesso tirano di cocaina»

«Un medico che usa cocaina? Non è il primo e non è nemmeno il secondo. Sono almeno otto anni che abbiamo a che fare con queste realtà». Don , fondatore di Exodus, commenta così i risultati del blitz dei carabinieri di questo fine settimana.

Grazie all’intervento dell’unità cinofila, i militari guidati dal capitanohanno identificato 154 persone. Tra queste un chirurgo 50enne di Legnano attivo in alcuni ospedali milanesi, trovato in possesso di 5 grammi di cocaina, per un valore di 300 euro, e di una banconota arrotolata e pronta all’uso.

«La coca è sempre stata considerata come se non fosse una droga, siccome era la roba della gente che conta ci hanno sempre detto che i tossicodipendenti erano gli eroinomani», ricorda il sacerdote, che proprio domenica a Gallarate ha celebrato una messa per il trentennale della nascita della sua associazione.

«Il panorama degli utenti è cambiato completamente», aggiunge, «ora si è diffusa in modo prepotente e generalizzato: dobbiamo fare una riflessione». Cominciando ad esempio a non meravigliarsi di fronte a notizie come quella del medico pizzicato con la polvere bianca.

«Molti professionisti la usano da sempre, per essere svegli ed efficienti, perché fa parte di una certa cultura: una volta dopo cena c’era il grappino, adesso tirano di coca». Intervenire per aiutarli a smettere è tutt’altro che semplice: «Per noi è un problema molto delicato, ci lascia completamente spiazzati».

Il fatto è che questi soggetti non sono emarginati, come i tossici degli anni Ottanta, ma perfettamente integrati con la società. Sono medici, ingegneri, architetti, professionisti di ogni genere: «Non si ha idea della diffusione di questa roba in questi ambiti, viene utilizzata in maniera spaventosamente drammatica».

Ma come fanno i colleghi, a cominciare dai medici, a non accorgersene? «Anche se si rendessero conto che un collega sniffa, non si tratterebbe di una mosca bianca», taglia corto don Mazzi, «possiamo dire che tirano a campare». Alla dipendenza da cocaina si arriva «per gli orari che fanno e per i problemi che hanno». Il che è quasi paradossale: «Si trattasse di un operaio che parte alle quattro del mattino per andare a lavorare e torna alle 22, potrei capire. Ma questi sono padroni, sono dirigenti e l’orario di lavoro se lo fanno loro». E allora sarà la rincorsa al guadagno, sarà «l’incapacità di accettare i propri limiti», ma sono più di quanto si pensi quelli che cedono alla “bamba”.

«È ora che queste cose le diciamo a chiare lettere per smascherare questo mondo», conclude don Mazzi, «non è possibile che facciamo delle tragedie sugli adolescenti e non tocchiamo mai i quarantenni: guardate che è questa oggi la generazione più disturbata, più a disagio, più disorientata».

E più a rischio di diventare dipendenti dalla cocaina.n

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