Droni e pattuglie italosvizzerea caccia di clandestini al confine

LAVENA PONTE TRESA L’obiettivo è fermare l’immigrazione clandestina tra il Varesotto e Svizzera. Per questo entrerà nel vivo la collaborazione tra forze dell’ordine italiane, polizia e carabinieri, e svizzere, polizia cantonale ticinese e guardie di confine. Un passo in avanti verso la concretizzazione delle pattuglie miste che già hanno avuto modo di operare sul territorio della fascia di confine tra Italia e Svizzera dopo l’entrata in vigore degli accordi si Schengen. Un incontro, al proposito, si svolgerà a Roma prossimamente: occorre definire un protocollo d’azione, parametri precisi e regole specifiche di impiego.

Sono già iniziati, in Svizzera, i corsi di formazione per le pattuglie miste che opereranno sui due lati del confine secondo una linea precisa. Gli agenti ospitati saranno armati ma saranno di fatto degli osservatori, anche se potranno usare le pistole solo in caso di legittima difesa. Queste pattuglie miste, che hanno già di fatto iniziato i loro controlli sporadicamente, dovrebbero però diventare una misura fissa di prevenzione del crimine entro breve. Il tutto grazie anche ad un continuo scambio di dati e informazioni fra le forze impegnate giornalmente nell’attività di presidio sui due fronti del confine. Relazioni giornaliere, caratterizzate da interscambio di segnalazioni e consultazioni congiunte delle banche dati. Questo perché, soprattutto da oltre confine, il fenomeno più preoccupante è quella dell’immigrazione illegale.

E per farlo ci si organizza anche dal cielo. Per combattere gli ingressi clandestini in Svizzera, i droni, gli aeroplani senza pilota già utilizzati in passato, da aprile volano anche di notte proprio sul confine. Si tratta di mini aerei radiocomandati, utilizzati dalle guardie di confine, dotati di un potente sistema di osservazione notturna: in azione a una quota di tremila metri possono scoprire la presenza di movimenti sospetti lungo la fascia di confine italo-svizzera. Tra gli obiettivi c’è

quello di contribuire a bloccare i passaggi di malviventi e ricercati. Contromisure necessarie, perché, nel 2008 un immigrato illegale su tre è entrato in Svizzera passando dal Ticino. E per raggiungere il cantone di confine ha utilizzato il territorio o i valichi delle province di Varese e Como. A evidenziarlo è il rapporto dell’attività doganale del Corpo delle Guardie di confine. Dati che insieme a quelli dei “passatori” arrestati, bel 98 a fronte dei 273 bloccati in tutto il territorio nazionale, riporta d’attualità un fenomeno, quello degli ingressi illegali con proporzioni che non si verificavano da tempo. «Sicuramente – chiariscono  le guardie di confine – quella con il Varesotto e il Comasco è la fascia più delicata sul fronte della migrazione illegale. Fenomeno in crescita rispetto al passato».

b.melazzini

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