È stato bellissimo, anzi molto di più

Il saluto di Federico Delpiano, direttore uscente de La Provincia di Varese

Tutto ha una fine e nonostante si cerchi di non pensarci, prima o poi il momento arriva. E per me è arrivato il momento di chiudere un capitolo lungo dieci anni.
Sembra davvero ieri quel primo ottobre del 2005 (foto in alto) con l’uscita del primo numero della Provincia di Varese. Ricordo troppo bene la prima pagina di quel giornale con il titolo della Finanziaria che allarmava i sindaci (proprio come oggi) e con la foto dei giocatori della Pallacanestro Varese sotto la curva nel tempio di Masnago.

L’editoriale era firmato dal direttore Michele Brambilla: spiegava come sarebbe stato il nuovo giornale e faceva emergere un entusiasmo sano e verissimo suo e del gruppo di colleghi che lo avrebbero accompagnato nella bellissima ma difficilissima scommessa.
Io ero uno di quei colleghi, emozionati e orgogliosi di quella piccola grande “battaglia” che si andava a combattere. Insieme a me Andrea (Confalonieri), che da oggi prenderà il timone del giornale, Bruno (Melazzini) diventato un amico fraterno, Sara (Bartolini) e Simona (Carnaghi). Erano e restano le fondamenta del nostro quotidiano. In quel primo numero comparivano le firme di molti collaboratori che ancora oggi sono la base (vera, unica e insostituibile) del giornale. Loro più di tutti in tutti questi anni hanno “combattuto” in prima linea e continuano a farlo. Loro più di tutti mi mancheranno, a partire da Alessandra (Pedroni). È stato un onore firmare il giornale fatto dai vostri articoli e dalle vostre notizie; siete il mio orgoglio e mi dispiace di non essere riuscito a darvi tutto quello che vi meritate. E’ stato anche un onore avere come editorialisti Max Lodi, Mario Chiodetti, Marco Dal Fior, Alessandro Casarin, Matteo Inzaghi, Andrea Bortoluzzi e Massimo Soncini.
Tornando al quel primo ottobre di dieci anni fa, mai e poi mai avrei pensato che il mio nome potesse comparire accanto a quelli di Michele Brambilla e di Giorgio Gandola.
Il caso ha voluto che così fosse e spero di essere stato un direttore alla vostra altezza. Spero anche di avere ripagato la fiducia degli editori Cincera (Massimo) e nell’ultimo anno Michele (Lo Nero).
In questi casi la memoria vola ai giornali da incorniciare: vengono subito in mente i numeri sui fatti straordinari come l’arrivo del presidente Napolitano in città, i Mondiali di ciclismo sotto il Bernascone, la cavalcata del Varese di Sannino arrivato a un passo dalla serie A, i grandi fatti di cronaca nera, le elezioni, la battaglia su piazza Repubblica.
Ma a pensarci bene il numero da incorniciare è quello di oggi, quello di ieri e sarà quello di domani, fatto di notizie normali che noi tutti trasformiamo in notizie da leggere.
È facilissimo lavorare con in mano una storia talmente bella che si scrive da sola perché l’entusiasmo e il sano coinvolgimento di chi la racconta vengono naturali, è invece tanto più difficile mantenere lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di raccontare quando si deve scrivere di un consiglio comunale o del tal politico che polemizza sul nulla.
Quello che porterò sempre con me è perciò il giornale di tutti i giorni fatto di notizie che non bucano la pagina.
Il giornale che è il risultato di un lavoro enorme e senza soste dei giornalisti, ma anche dei tipografi (grazie Giuliana e grazie a tutta la tua squadra), di tecnici (grazie Mauro e a tutti i tuoi), dei fotografi (Daniele ed Enrico siete impagabili). E di tutte quelle persone che lavorano dietro le quinte e che sono importanti tanto quanto i pochi fortunati che si prendono la vetrina mettendo la loro firma in prima pagina.

È stato bellissimo. Anzi, di più.