«Come si fa a non amare questo Varese? Le mie cinque donne sono il mio segreto»

Pietro Maccecchini è il presidente del settore giovanile biancorosso: passione oltre ogni confine: «Si può davvero tornare grandi: serve soltanto che i varesini si lascino stregare da questo progetto»

Quando la Primavera del Varese aveva ripreso vita, dopo l’interminabile quarto di secolo trascorso nel calcio minore, Paolo Maccecchini era stato nominato presidente del settore giovanile. Un modo per festeggiare il ritorno in B ma soprattutto per rendere merito a un grande appassionato di calcio, sempre pronto a dare una mano ai biancorossi. Ancor oggi, Maccecchini è presidente del settore giovanile del rinato Varese Calcio ma anche della Scuola Calcio.

Certamente. Mi è bastato vedere le prime partite per capire che il Varese avrebbe preso il volo. La squadra è ben allenata e ha alle spalle una società solida. Adesso serve solo una cosa: altri varesini che siano disposti a dare una mano a questa dirigenza fatta da uomini veri, da gente seria. Aspettiamo nuovi ingressi nel club da parte del territorio. Varesotti fatevi avanti.

Sto benissimo e mi diverto. Ringrazio il consiglio di amministrazione che mi ha lasciato lavorare al meglio e sono contento dei risultati. E poi essere chiamato presidente è sempre bello: lo sento non solo dai ragazzi ma anche da qualche giocatore della prima squadra, quando entro nello spogliatoio a salutare tutti. Questo, si intende, senza nulla togliere al presidente Gabriele Ciavarrella, brava persona, molto presente come gli altri dirigenti.

Sì e un po’ mi dispiace per non aver seguìto così anche tutte le squadre del vivaio. Ma, come sa bene il direttore sportivo Giorgio Scapini, io ci sono sempre, soprattutto quando c’è da pagare qualcosa per i nostri giovani: Maccecchini risponde presente.

Molto e adesso sto aspettando che arrivi la promozione matematica in Serie D per realizzare un sogno. Ho chiesto a Ciavarrella di festeggiare la vittoria del campionato con quello che reputo uno spettacolo: fare uscire la squadra dai vecchi spogliatoi, quelli che si usavano negli anni Sessanta, ai tempi della serie A, e che sono interrati, sotto la curva ospiti. Li abbiamo completamente ristrutturati e sono accoglienti. Ora bisogna solo farli rivivere.

Posso rispondere tutti? Il gruppo è forte e quando si trova uno spogliatoio così unito è una bellezza giocare a pallone.

Allora dico i due pelati…

Certamente e a chi se no? Sono un libero e una mezz’ala che rappresentano un lusso per la categoria: vedo dei traversoni e delle giocate super da loro. Meritano la riconferma, assieme ad altri sette, otto compagni. Poi serviranno altri giovani di talento, come il terzino sinistro Azzolin: ha un passo in più degli altri e quasi sempre è il migliore in campo perché non sbaglia niente. Ma ho fiducia per i ragazzi dell’anno prossimo perché conosco bene Scapini e adesso c’è anche Merlin, nuovo consulente di mercato che io mi ricordo ancora nei Giovanissimi del Varese. A proposito, anche lui è uno di quelli che mi chiama presidente.

Benone, anche se ho prestato il mio giocatore di spicco Massimiliano Chiappella all’Alto Verbano. Ma sapete perché l’ho fatto? Perché il presidente dell’Alto Verbano è Paolo Basile, che è nel consiglio del Varese ed è un mio grande amico. Si impegna al massimo per i colori biancorossi e non è da meno degli altri dirigenti. Di Ciavarrella ho già detto, lasciatemi citare tutti gli altri e in particolare Galparoli, che oramai vive solo per il Varese. Anche Claudio Milanese ha dato un bel contributo.

Il mio segreto è la mia famiglia che mi permette di coltivare questa passione. Mia moglie Enrica è una santa e ho quattro figlie splendide che mi aiutano a mandare avanti la ferramenta quando io non ci sono: Chiara, Flora, Ileana e Cristina mi hanno portato a casa quattro generi d’oro e abbiamo sette nipotini meravigliosi. La mia famiglia è tutto.