Il figlio di braccianti Conquistò l’Italia in bici

Luigi Ganna è stato un pioniere a tutto tondo del grande ciclismo. Atleta e poi imprenditore di successo, caratterizzò la prima metà del secolo scorso.

Nato a Induno Olona il 1° dicembre 1883, veniva da una famiglia di braccianti e da ragazzino si adattò alla povertà: proprio lavorando come muratore a Milano cominciò a dare del tu alla bicicletta, visto che raggiungeva i cantieri pedalando da casa.

Nel 1904 iniziò a gareggiare sul serio come indipendente (allora era possibile), l’anno seguente ebbe un contratto da professionista con la Rudge: lasciò mattoni e cazzuole e si dedicò solo al ciclismo. Soprannominato Luison, ottimo passista scalatore, debuttò al Giro di Lombardia del 1905, giungendo terzo, lucrando un premio di 18 lire (!) e destando l’interesse dell’industriale Edoardo Bianchi, che lo ingaggiò per la stagione successiva, con uno stipendio di 200 lire al mese. Con i compagni Pavesi (futuro mentore di Binda) e Galetti formò la gang dei “tre moschettieri” del ciclismo di quell’epoca.

Nel 1907 vinse la Milano-Torino, nel 1908 fu secondo alla Sanremo e al Lombardia e quinto al Tour de France.

Nel 1909, dopo il trionfo alla Sanremo, la vittoria che lo fece entrare nella leggenda: conquistò il primo Giro d’Italia della storia. Non fu una vittoria sul velluto: nella prima tappa cadde mentre era al comando, nella seconda sbagliò strada, nella terza forò quattro volte e prese 51’. per sua fortuna il regolamento era a punti e non a tempo: vinse le tappe di Roma, Firenze e Torino e nell’ultima frazione forò di nuovo, ma si giovò di un passaggio a livello chiuso per raggiungere i rivali. Ai giornalisti che lo attendevano per celebrarlo a Milano rilasciò la storica dichiarazione «me brusa el cü».

Continuò a mietere risultati emblematici: nel 1911 fu il primo a domare il Sestrière al Giro, fece segnare il record dell’ora.

Si ritirò nel 1914, dopo una brutta caduta durante la corsa rosa, e sfruttò notorietà e denari guadagnati per aprire una fabbrica di biciclette che portava il suo cognome: sui suoi velocipedi avrebbero vinto tutto campioni come Bottecchia e Magni.

Luigi Ganna morì a Varese il 2 ottobre 1957. Alla sua leggenda è tuttora intitolato il velodromo dello stadio di Masnago.

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