«Marrazzo è il Pavoletti della rinascita»

Luca Alfano: «Giocatori di cuore, mi abbracciano anche senza conoscermi. Ora manca l’Alfredo...Farò il motivatore del vivaio, a ragazzi e genitori dico: non esiste una maglia e un pubblico così»

Tutto parte da un coro. “Uno di noi, Luchino uno di noi”. E Luca in fin dei conti è sensibile, si emoziona, trattiene a stento le lacrime. Il presidente Ciavarrella si avvicina e lo abbraccia. Questa vittoria è anche sua, soprattutto sua. Questo nuovo Varese è nell’emozione e nella semplicità di un ragazzo in carrozzina, che non molla, che sorride alla vita anche se avrebbe molti argomenti per incazzarsi.
Splende il sole su piazza Monte Grappa e Luca Alfano ci attende ad un tavolino con il padre Lello ed un paio di amici.

Negli occhi, indelebile, ancora l’emozione della sera precedente. La Varese calcistica è tornata a sorridere, la curva era così vicina al campo che Luca quasi la poteva toccare, avrebbe abbracciato tutti, per ringraziarli ad uno ad uno. Nessun coro ai giocatori, quest’anno sono tutti uguali, uno vale l’altro. Però il coro per Luca Alfano sì, lui è speciale. E al tavolino si parla di tutto, non solo di calcio, però si parte da lì, da Varese-Tradate. E si chiama al telefono l’Alfredo Luini, perché mercoledì non c’era, ed è necessario riportarlo al Franco Ossola al fianco del suo amico Luca.

È tornato il Varese che piace a me, giovane, operaio, che suda e si sacrifica. Da bordo campo si può notare ancora meglio come questa squadra sia una vera e propria famiglia, in cui hanno incluso anche me. Ed è bellissimo. I ragazzi più giovani a fine partita si avvicinavano e mi salutavano, il presidente Ciavarrella mi ha abbracciato. Ho rivisto un entusiasmo che non si respirava più da Varese-Novara.

Esatto, io sono uno che si emoziona facilmente, non mi aspettavo quell’abbraccio. Ciavarrella è un genuino. Ci conosciamo davvero da poco, però mi fa sentire parte della società. E poi quanta gente c’era? Incredibile, mi è sembrato di vedere lo spirito e la familiarità che c’è a Giubiano quando gioca il Rugby Varese. Ho visto tantissima gente, c’era anche il Lario Mambretti. Che bello, finalmente, manca solo l’Alfredo.

Vi dico solo che con Marrazzo e Pià ci saremmo salvati in Serie B. Ne sono sicuro: Marrazzo è un napoletano, quando segna è speciale, è andato subito sotto la curva. È il nostro Pavoletti anche se è difficile fare paragoni. È il Pibe di Varese, vuole sempre segnare. Vedo dei ragazzi di cuore, come Capelloni che non mi conosce ma è venuto ad abbracciarmi. Così come Pià, che è un ragazzo splendido, sorridente. Non è qui per svernare, quando si è fatto male ho cercato di consolarlo, e mi ha abbracciato pure lui. Però..

Non dobbiamo pensare che vinceremo sempre, siamo forti e lo abbiamo visto, però ci vuole attenzione. Il Tradate ci ha fatto vedere le difficoltà che incontreremo, hanno pareggiato. Ci vuole lo spirito del Varese, le palle. A fine partita ho visto i ragazzi saltare sotto la curva, hanno voglia di fare grandi cose. Ho anche una novità da confidarvi.

Diventerò il motivatore del settore giovanile. So che in questo momento c’è un po’ di difficoltà nel trovare ragazzi, ma dovremo far capire che cosa significa indossare questa maglia, dovremo dimostrare che questa è una famiglia e non solo una società. I bambini devono sognare questa squadra, questo campo, devono fare i raccattapalle ed abbracciare Marrazzo quando segna e va sotto la curva. Dobbiamo riappropriarci di questo.

Sì, l’avevo svelato in un’intervista a Stefano Affolti due anni fa, verso la fine del 2013. Volevo tornare al mare, volevo sentire la sabbia sotto i piedi. Non ci andavo da quando ero ragazzino. Ho realizzato un sogno, ci sono stato due volte quest’estate, a Cesenatico, e ci tornerò a settembre. E quando ho pubblicato la foto dei piedi sulla sabbia su Facebook, la gente si è ricordata di quell’intervista (in sottofondo papà Lello commenta: «Ancora non ci credo che siamo arrivati fino al mare»).

Roma, da Papa Francesco. Io non sono uno che frequenta la chiesa, però Papa Francesco è uno di noi, uno che non bada particolarmente alle apparenze, lui si interessa della gente. Vorrei regalargli il mio libro, ed una maglietta con su scritto “Carrrico Francesco”. Però so che è difficile riuscire ad incontrarlo. Siete disposti a darmi una mano? Anche se, una volta che ho incontrato Maradona, che sarà mai arrivare al Papa? E poi oltre a Roma, ho un altro grande sogno, che non ho mai nascosto.

Vorrei tornare a Napoli: è casa mia, e anche lì non sono mai più andato. Abbiamo una casa a Gragnano ma non è comoda per me, è un primo piano alto, ci sono le scale. Dovrò andare in hotel, sperando che ce ne sia uno adatto. Io quando vedo il Vesuvio, mi emoziono. Voglio anche riprendere a scrivere, ho tante cose da raccontare, dal Varese al viaggio al mare. Il mio libro è fermo al 2010, la storia va aggiornata. Un titolo nuovo? Di sicuro ci saranno scritte queste parole: «L’impossibile non esiste».

Tornerà la rubrica “Un caffè con Luca”, qui sulla Provincia di Varese. Ogni settimana, dopo ogni partita a partire dalla prima di Besozzo con il Verbano, al Cuor di Sasso di viale Borri inviteremo un ospite speciale e parleremo di calcio, di sport, un po’ di tutto e di come vanno le cose a Varese ma anche fuori. Vorrei che per iniziare ci fosse il sindaco Fontana, in veste di tifoso. Preparatevi.