PRO PATRIA SUL BARATRO INTERVISTA A VAVASSORI «Fidejussione bluff al diavolo la cordata»

D ov’è la fidejussione? Cercasi disperatamente garanzia da 600mila euro da presentare entro martedì alla Covisoc, indispensabile per iscrivere la Pro Patria alla Prima Divisione. Chi l’ha presa? Tiratela fuori.«Non c’è e non è mai esistita» risponde un deluso Pietro Vavassori, mettendo fine a voci, illazioni ed anche illusioni.

È da un mese che ho detto che me ne vado, ma non ho sentito nessuno della Busto che conti. Vuol dire che interessa proprio a nessuno la Pro Patria… e sì che si dice in giro che è un patrimonio della città. Non mi sembra.

Il futuro non lo conosco e nemmeno sono un mago per prevederlo. Posso solo parlare del presente o del passato recente. Come la penso l’ho detto un mese fa.

Fino a quando ho trattato con i professionisti della cordata ho avuto assicurazioni che la fidejussione esisteva e che la trattativa si sarebbe conclusa in fretta.

Quando ho incontrato i componenti di quella cordata ho capito che non saremmo andati lontano. Mi sono cadute le braccia e sono cominciati i miei dubbi e le mie riflessioni.

Per me tutto si è chiuso il 28 giugno. Ho tergiversato ancora qualche giorno e l’1 luglio ho visto la parte seria della cordata, tra l’altro imbufalita per la fuga di notizie, partita dal loro interno. Secondo me sono cominciati anche i litigi e il tira e molla della fidejussione.

Fino a ieri pomeriggio.

Quando ho detto loro quello che pensavo da tempo. Non li voglio più vedere. Anzi, penso di rivederli in tribunale per i danni che hanno creato.

Solo disinformazione. Ho letto cose non vere che erano solo frutto d’interpretazioni, e ho anche sentito che qualcuno aveva visto quella fidejussione. Non c’è niente di vero.

Secondo lei io vado in giro a dire chi sono i componenti della cordata e lo stato delle trattative? È un patto e lo si deve rispettare. Pago una penale da un milione per farmi bello coi giornalisti?

Però qualcosa è filtrato alla luce di quel comunicato-attacco della cordata rivolto ai suoi stessi componenti.

Avrà parlato qualcuno di loro. Quella fuga di notizie ha cominciato a creare problemi e non è stato più possibile aggiustare la cosa.

Ci abbiamo provato, ma ormai era tardi. Erano andati, chi in un’altra società e chi invece non era più interessato. Allora abbiamo aspettato che risolvessero i loro problemi anche se non ero per niente fiducioso.

Ci siamo seduti al tavolo la prima volta e subito ho avuto assicurazioni che la fidejussione di 600mila euro non sarebbe stata un problema. Anzi: era già pronta presso un importante istituto di credito internazionale. Nei successivi incontri alla mia domanda sulla garanzia, abbiamo sempre avuto la stessa risposta.

E allora siamo andati avanti, arrivando al compromesso di compravendita: l’ultimo passo prima della cessione. E lì si è fermato il treno.

Lo escludo.

L’ho detto prima e lo ripeto: ma è normale che ai primi di giugno dico che lascio la Pro Patria e in un mese non riceva una telefonata da qualcuno, diciamo così, che a Busto non è anonimo?

È normale che nessuno mi abbia detto, per esempio: ma Vavassori cosa stai combinando? Nessuno. Anzi, glielo ridico ad alta voce: nes-su-no.

Cosa devo pensare? Che esiste l’indifferenza dopo l’ostilità.

A proposito di quella corrente di pensiero che ci ha battezzato come incapaci e che non ha mai apprezzato i nostri giovani: oggi abbiamo venduto il portiere Sala alla Ternana, in serie B. Lo avevano bollato come una pippa.

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