Gli insegnamenti di Nonna Olga sono sempre vivi nella sua Varese

Tre anni fa ci lasciava una figura storica e importantissima per il mondo del volontariato della città

Tra tutte le bancarelle e i banchetti in cui ci si imbatte in questi giorni prenatalizi manca il suo. Quello di Nonna Olga. La nonna dei Varesini stroncata da un malore in piazza Repubblica, a 86 anni, mentre brindava alle feste di Natale, il 7 dicembre di tre anni fa.

A dire la verità il suo banchetto non sentiva la stagionalità perché Nonna Olga – il cui vero nome era Olga Scremin – era sempre attiva nelle raccolte fondi per gli animali, in inverno come in estate. Aiutava i gatti, ma anche i cani. Al canile di Varese aveva regalato alcune cucce. Era in contatto con strutture in tutta Italia, tanto è vero che alla sua morte i figli hanno provveduto a spedire al canile di Olbia i 400 chili di mangime che aveva messo da parte per i cani alluvionati.

Ma la sua prima battaglia era per il gattile di Varese, quello che è stato effettivamente attrezzato vicino all’ex macello, ma che per varie peripezie non è ancora entrato davvero in funzione. Il progetto così come formalizzato anni fa non le piaceva. «Quello che ha realizzato il Comune non è il gattile che avevo in mente. È un rifugio in cui tenere i gatti in gabbia. Due tristi stanze in cui gli animali saranno costretti a stare lì

più di qualche giorno, non un paio come vogliono farci credere, e non saranno mai felici. Il mio progetto era differente, ma ha prevalso la prepotenza di altre persone» aveva detto Nonna Olga, talmente determinata che il gattile dei suoi sogni lo avrebbe fatto anche da sola se le avessero dato l’autorizzazione, in un terreno a Bizzozero che aveva adocchiato e che ogni tanto andava a perlustrare. Nel frattempo, si era messa in contatto con il Gattile Mondo Baffo di Cassano Magnago a cui poi è andata in eredità la sua auto coperta di adesivi e il ricavato di alcune raccolte fondi organizzate nel suo nome.

Bastava poco per essere travolti dal suo entusiasmo. Lo stesso che la portava a fare acquagym a ottant’anni suonati nella piscina di via Copelli, festeggiando il compleanno con il costume da bagno e la cuffia di gomma. Quando andava all’ippodromo portava un bel bouquet di carote al cavallo vincitore, ed era entrata nelle simpatie persino della conduttrice televisiva Licia Colò.

Olga Scremin era sì una gattara (e di gatti, con i fondi raccolti, ne ha fatti operare e sterilizzare parecchi), ma era soprattutto una nonna. Quella che arrivava in redazione con un cesto pieno di cioccolatini e che aveva per tutti una parola buona. Quella che, all’Epifania, vestiva i panni della Befana e, in piazza Repubblica, con la parrucca e il vestito di stracci, non aveva timore di avvicinarsi al presidente della Regione Roberto Maroni dicendogli «adesso scopo via anche te».

La morte di nonna Olga, nella sua tragicità, è stata quasi un’uscita teatrale. Quel giorno era tutta contenta. Si inaugurava il Natale in piazza Repubblica. Era un sette dicembre soleggiato, si stava all’aperto volentieri. La morte stava per rapirla e lei allungava instancabile ai presenti i volantini che pubblicizzavano una manifestazione cinofila che si sarebbe tenuta al Brinzio di lì a poco. L’ultima immagine che abbiamo di lei è quella di una donna sorridente, con la bottiglia di spumante in una mano e un calice nell’altra, pronta a brindare alle feste.

Giancarlo Pozzi, coltivatore varesino di orchidee, tempo fa, ha dedicato una Brassocattleya a Nonna Olga, con queste motivazioni ancora attualissime: «a Varese è una delle persone più conosciute e amate, da anni infaticabile paladina dei gatti abbandonati, in ogni fiera e mercatino lei è lì, una presenza sorridente, con il suo banchetto per raccogliere anche pochi soldi per pappa e cure veterinarie. Abbiamo bisogno di persone semplici, “eroi normali” come Nonna Olga».