Il piccolo Cristian è in Russia ma non si trova. L’appello: «Diteci almeno che sta bene»

Il bambino sottratto dalla madre e portato in Russia è scomparso. L’ansia e la paura dei familiari

– Il piccolo Cristian Brignoli, 5 anni, e la madre Elena M., di nazionalità russa, indagata per sequestro di minore, sembrerebbero essere spariti nel nulla. L’appello dei nonni materni: «almeno ci dicano se Cristian sta bene. Questo non sapere niente di nostro nipote ci sta uccidendo».

Elena M., che ha “prelevato” il figlio affidato dal tribunale dei Minori di Torino ai nonni paterni il 20 agosto scorso a Varese dopo aver ingannato l’educatrice comunale che, come disposto dal tribunale, doveva essere sempre presente agli incontri tra madre e figlio, sembra volatilizzata. L’unica certezza è che dopo aver preso Cristian a Varese si è diretta a Nizza insieme alla madre e alla figlia di 11 anni nata da una precedente relazione. La bimba ha preso un volo con la nonna materna per una capitale delle Repubbliche Baltiche (si ipotizza Riga in Lettonia). Cristian si è imbarcato invece sul volo delle 19 per Mosca ma sui documenti non c’è traccia della presenza della madre. Di Cristian, una volta arrivato in Russia, non vi è più traccia. Gli inquirenti italiani non riescono a localizzarlo: il piccolo è sparito a sua volta.

«Pochi giorni fa abbiamo avuto nuovi contatti con la Farnesina – spiega Ornella Mainetti, nonna materna del bambino – confermano che Cristian non è ancora stato localizzato. È stata attivata l’Interpol per ricerche su scala internazionale». Inizialmente gli inquirenti avevano ipotizzato che la madre avesse portato Cristian dai familiari che risiedono presso nella zona di Chelyabinsk negli Urali.

«Ma a quanto pare non è così – spiega Mainetti – continuano a ripeterci che non riescono a localizzare Cristian. E questo non sapere mi sta uccidendo. Mio nipote sta bene? In che mani è? Con chi è? Ha paura? E la madre è partita davvero? Oppure è ancora qui, da qualche parte. Magari nascosta da qualcuno. Perché è chiaro che non ha organizzato tutto questo da sola». È la voce di una nonna, forse anche di qualcosa di più, quella che non nasconde l’ansia.

«Queste persone non hanno un cuore. Perché se ne avessero avuto uno non avrebbero fatto quello che hanno fatto a un bambino di 5 anni – conclude Mainetti – me se è rimasto loro un briciolo di umanità che almeno ci facciano sapere che Cristian sta bene».

È l’appello di una donna dal cuore spezzato: «non dormo più la notte. A me importa che Cristian stia bene. Ci dicano almeno quello. Poi tutto il resto, quello che stiamo patendo noi, la mancanza che ci sta lacerando, passa in secondo piano. E’ Cristian la cosa più importante: vi prego almeno diteci che il bambino sta bene. Che è tranquillo». La mamma del bimbo deve aver studiato a lungo il piano per fuggire con il figlio.

È arrivata da Torino in treno. Ha probabilmente fatto un sopralluogo nel McDonald’s di via Morosini dove poi ha pranzato con il figlio e l’educatrice comunale. Quindi ha chiesto a quest’ultima di guardarle la borsa mentre andava in bagno con Cristian. A quel punto è fuggita saltando su un van (preso in affitto con doppio conducente) e schizzando in direzione Nizza. Qui di lei e del bimbo si perdono le tracce. Cristian è in Russa, si suppone. Ma dove? E con chi? E la madre è partita davvero? Lo ha raggiunto con un volo diverso? Oppure ha viaggiato con documenti contraffatti ipotizzando che il padre e i nonni di Cristian denunciassero immediatamente la sparizione del bimbo?