L’ex macello in rovina da trent’anni

L’area è una discarica a cielo aperto, con spazzatura di ogni tipo, che attende la bonifica da molti anni

Dagli schermi di vecchi Pc a batterie scariche di auto, da residui edili a lastre in amianto, da sacchi di pattume a vetusti cartelli della segnaletica stradale sino alla vecchia edicola del tribunale dove ormai la ruggine la fa da padrona.
L’area dell’ex macello, di proprietà comunale, si è trasformata negli anni in una discarica a cielo aperto.
Stiamo parlando dell’ex Macello Civico cittadino, sorto nel 1939, in via Tonale. «Si tratta di una situazione incresciosa incancrenitasi negli anni – commenta il vicesindaco – Una patata bollente pericolosa per la salute pubblica alla quale intendiamo mettere mano al più presto, procedendo prima con una bonifica, per poi ragionare sulla sua possibile destinazione d’uso futura».

C’è infatti una questione in sospeso, ormai da anni: la messa in sicurezza delle coperture in amianto della parte destinata al deposito dei mezzi di trasporto Tuv. Quell’area era stata destinata a deposito di mezzi pubblici, in via provvisoria, trenta anni fa.
Zagatto prima e Baroni poi avevano promesso che il deposito sarebbe stato spostato con l’adozione del Pgt. Intanto, sono stati spesi 160mila euro per l’incapsulamento delle coperture in amianto per permettere agli addetti ai lavori di operare in sicurezza.

Una perizia della commissione d’inchiesta risalente al 2014, condotta da una ditta esterna al Comune, ha rilevato che uno dei parametri legati allo stato di salubrità dell’eternit risultava essere particolarmente alto. Dall’esito della perizia veniva dato un anno di tempo a Palazzo Estense per la bonifica dell’area. Il progetto preliminare e definitivo, che ha poi portato allo stanziamento di 300mila euro per questo intervento, è stato fatto, ma poi si è sopraggiunta l’emergenza di intervenire per la messa in sicurezza degli edifici scolastici della città: così, la bonifica dell’area è stata rimandata.
A ridosso della discarica a cielo aperto scorre il Vellone. «La presenza di questo amianto e di tutto questo pattume mettono a rischio la salubrità non solo dei residenti, ma anche delle acque del corso d’acqua».

Da tempo, il Partito Democratico si batte perché la situazione all’ex Macello venga risolta e affrontata di petto dall’amministrazione.
Nello specifico, sono tre decenni che si discute del suo futuro. Oltre a non essere stato rimosso l’amianto, a fasi cicliche, si è sentito parlare della realizzazione di una centrale a biomasse.

Il capogruppo del Pd, , invece, si è sempre pronunciato a favore del rispetto della volontà dei residenti che, fin dal 1999, avevano raccolto 2.400 firme, ovvero i due terzi di tutta la popolazione del quartiere, per realizzarvi un parco pubblico attrezzato e spazi pubblici.