Morta in casa: il marito in manette

La svolta - Stefania Amalfi fu trovata senza vita il 26 aprile 2015. Per l’accusa fu soffocata per incassare la polizza

– Morte di : il marito è stato arrestato ieri mattina dagli agenti della polizia di Stato di Varese. La ragazza, 28 anni, veniva trovata morta esattamente all’alba di un anno fa: era il 26 aprile 2015. I sospetti degli inquirenti si concentrarono immediatamente su quel marito quarantenne con precedenti penali per maltrattamenti, lesioni ed estorsione, che un mese dopo la scomparsa della compagna era comparso alla trasmissione “Chi l’ha visto?” difendendosi dalle accuse dei familiari di Stefania: «Non è vero, amavo Stefania e non l’ho uccisa per i soldi». E invece per i poliziotti della squadra mobile della Questura di Varese che hanno condotto le indagini, coordinate dal pubblico ministero , il movente è proprio quello.

«Argenziano – ha spiegato ieri , funzionario alla guida della Mobile – era ossessionato dal denaro». La storia di quest’amore che parrebbe a senso unico è bizzarra. Stefania e Argenziano si incontrano nel 2014. C’è un rapidissimo corteggiamento, poi, meno di quattro mesi dopo la coppia convola a nozze. Per gli inquirenti Argenziano ha calcolato tutto. «È un uomo con precedenti per maltrattamenti – spiega Carozzo – E la prima condotta che pone in essere è

il tratto tipo del maltrattante: Argenziano isola la moglie dai propri familiari». Familiari estremamente preoccupati per quella relazione. Ma lui è più forte perché lei è vittima dell’amore più sincero. Argenziano avrebbe manipolato la consorte togliendole ogni forma di autonomia: a cominciare da quella finanziaria. «Stefania non poteva più liberamente disporre del proprio denaro – spiega Carozzo – E intanto quel marito dalla personalità complessa ed estremamente particolare continuava a perseguire il proprio obbiettivo». Prima del matrimonio per gli inquirenti Argenziano si era sincerato di un particolare dettaglio: se la futura sposa avesse una polizza assicurativa sulla vita intestata a proprio nome. E sì, ce l’aveva. E per gli inquirenti quella polizza costituisce il movente. «In tutto trentamila euro – ha detto Carozzo – a quelli Argenziano mirava». Durante l’unione, durata in tutto tre mesi, Argenziano riesce, soggiogando la moglie secondo gli inquirenti, a farsi nominare beneficiario di quella polizza. Precisamente l’unico beneficiario, estromettendo tutti gli altri familiari della ragazza. Per l’autorità giudiziaria, che ne ha disposto l’arresto per omicidio volontario con le aggravanti del vincolo parentale e della premeditazione, da quel momento l’uomo inizia a pianificare di liberarsi di quella moglie. Intanto continuano i maltrattamenti: dieci giorni prima della moglie, il 16 aprile 2015, Amalfi chiama il 118 dichiarando di essersi presa a martellate da sola.

«In realtà non voleva denunciare il marito temendo ritorsioni», precisa Carozzo. Per gli inquirenti molte ore prima dell’omicidio Argenziano costringe Stefania a scrivere una lettera di addio nella quale manifesta l’intenzione di suicidarsi. Poi la imbottisce di farmaci stordendola: «Lei soffriva di insufficienza respiratoria, lui sapeva che l’assunzione di quei farmaci l’avrebbe resa completamente inerme. Quindi la soffoca con il cuscino e il piumone». Argenziano trascorre ore accanto al cadavere della moglie, poi chiama il 118. «Agli operatori dice di non poterla aiutare non volendo essere accusato dell’omicidio della moglie – precisa Carozzo – A noi ha raccontato di aver cercato di rianimarla. E ancora: disse di averla trovata con una calza in testa e che quella l’aveva soffocata». «Poi asserì che la calza era stretta intorno al collo. Contraddizioni continue. E quei tubetti di armaci senza alcuna impronta sopra, come se fossero stati ripuliti». E ieri, per Argenziano, sono scattate le manette.