La falegnameria è “social” E da Gallarate va negli Usa

Compie vent’anni in questi giorni la prima falegnameria “social” d’Italia. Si trova a Gallarate e alla sua attività ha affiancato un blog ed una pagina Facebook per raccontare e far conoscere il proprio lavoro.

Il risultato? «Ci hanno chiamato anche dagli Stati Uniti». A parlare è Alessandro Ferraro, 25 anni, diventato socio dei genitori Mauro e Rosalba in questa impresa a conduzione familiare. «Quando mio papà mi dice qualcosa sul legno, so che ha ragione lui. Ma su Internet l’ultima parola è la mia», aggiunge.

L’idea della “Voce del legno”, così si chiamano sia il blog che la pagina Facebook, «ci è venuta nel 2010, ci siamo accorti che mancava la comunicazione di uno spirito artigianale che diversamente si sarebbe perso». Questi spazi in rete diventano innanzitutto l’occasione per illustrate i progetti realizzati.

Dalle cucine al bancone di una gelateria, fino agli arredamenti su misura. Sul sito si trovano le immagini e il racconto della creazione, dal progetto alla posa. «La gente ha ancora paura dei falegnami, perché sono artigiani. E quindi sono distratti, imprecisi e ritardatari».

Anche questi aspetti spingono il mercato verso i prodotti industriali. L’idea di uno spazio “social” vuole invece far capire al cliente che «non è più come una volta, quando si segnavano le misure su un pezzo di compensato che poi andava a finire chissà dove», aggiunge il padre Mauro.

Precisione sia nelle lavorazioni che nei tempi di consegna, dunque. Anche se la passione e la professionalità sono quelle di una famiglia che, con l’ingresso in azienda di Alessandro, è giunta alla quarta generazione di familiari. Il bisnonno ed il nonno lavoravano sotto padrone, il papà si è messo in proprio nel 1994 con un socio, che da cinque anni è uscito.

Oggi l’azienda è saldamente in mano alla famiglia Ferraro ed ha due dipendenti. I pezzi d’arredamento rappresentano la principale attività, ma «produciamo anche oggetti di design: se ci si ferma solo a fare i mobili non è così divertente», racconta Mauro Ferraro, che con il suo centro di lavoro a controllo numerico ha realizzato una copia su legno dell’Ultima cena di Leonardo.

Non a caso su un tavolo all’ingresso, dove sono conservati alcuni attrezzi del bisnonno, c’è quella che assomiglia alla tavolozza di un pittore. In realtà serve per i buffet. «L’idea mi è venuta ad un matrimonio: in una mano avevo il piatto, nell’altra il bicchiere e non sapevo come salutare una persona».

Il primo si appoggia sulla tavola, il secondo si incastra in uno dei buchi delle dita e il gioco è fatto. Le mani di Ferraro hanno realizzato anche un leggio tascabile, un tavolo in legno massello ad incastro, assemblato senza viti. Ed hanno lavorato con l’artista Paolo Ulian per un progetto esposto al Museo dei bambini di Milano. E mentre il padre crea, il figlio racconta tutto sul suo blog.

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