L’Enaip reagisce dopo il caso-pusher «Presidi, uniamoci contro la droga»

«Riunire i professori in un coordinamento anti-droga, forse, potrebbe aiutare a mettere insieme modelli di comportamento e condividere qualche strategia vincente per trovare un canale di comunicazione vincente con i ragazzi. Dico “forse” perché non riusciamo neppure a organizzarci su questioni più semplici, come l’orientamento, e questa mi sembra un sfida enorme».

Parola di , referente area adolescenti dell’Enaip, scuola frequentata dallo studente di 16 anni arrestato per spaccio di marijuana.

«Dispiace che la nostra scuola venga collegata a quanto accaduto – dice – Le persone adesso penseranno che all’intervallo qui si facciano banchetti con l’erba, ma non è così. I ragazzi, dopo l’accaduto, hanno raccontato che lo studente in questione era molto richiesto. Ma è difficile accorgersi “dei giri”, perché chi fa uso di sostanze di non racconta da chi le compra».

Il professore parte da un dato di fatto: «La droga tra i giovani è un fenomeno endemico, non circoscritto ad alcune realtà. Le ultime indagini dicono che tra il 30 e il 40% degli studenti delle scuole superiori usa droghe leggere, dove si pensa che la comprino?». E ancora: «I ragazzini che la spacciano spesso lo fanno anche per diventare molto ricercati in un gruppo. Non dovrei essere io a dirlo perché esula dai miei compiti, ma servono politiche europee per combattere il fenomeno. Va bene la prevenzione, va bene la repressione, ma una scuola da sola può fare ben poco».

Il professore è rimasto colpito da come ancora sia presente tra i giovanissimi lo spirito di Woodstock, con gli stessi simboli della pace e gli stessi miti. «Mentre aspettava che lo venissero a prendere, il ragazzo di cui stiamo parlando mi ha fatto un “pistolotto” sul proibizionismo» continua.

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