Sant’Albino: il colle si riprende la festa

Nel dimenticatoio da anni, sarà celebrata il 6 marzo prossimo grazie a Terziroli, Talamona e Marocchi. «Era molto sentita, qui si arrivava da tutta la città». Tornano le bancarelle e riapre la chiesetta privata

– Ci sono momenti che rimangono impressi nella storia di una comunità, che possono essere dimenticati per alcuni anni, ma che a un certo punto ritornano perché sono portatori di valori positivi e perché favoriscono l’aggregazione. È in quest’ottica che domenica 6 marzo ci sarà la rievocazione dell’antica festa di Sant’Albino. Per comprendere il fascino di questa festa bisogna sapere che Varese ha sette colli, come Roma. Si chiamano Montalbano, Campigli, Biumo Superiore, Miogni, San Pedrino, Giubiano e Sant’Albino che troneggia su Varese dai suoi 406 metri sul livello del mare.

La festa di Sant’Albino offre ai varesini la possibilità di godere di un panorama unico e raro. Raro perché quasi mai nel processo di urbanizzazione della città si è pensato di lasciare un belvedere pubblico sui colli, un balcone da cui il cittadino potesse affacciarsi e guardare la città. «Chi viveva a Varese negli anni ’60 ricorda sicuramente la festa di Sant’Albino – conferma , che è artefice di questo evento “di recupero storico” insieme al professore e al comitato di Bosto con – Era una festa molto sentita, tanto è vero che ci si recava lì anche da altri quartieri della città per vedere le bancarelle». Il programma della festa inizia alle 9 del mattino, con l’accensione delle candele votive, l’apertura della chiesa dedicata a Sant’Albino che è privata e solitamente chiusa al pubblico, e l’esposizione delle reliquie del santo martire. Alle 10 saranno pronte le bancarelle del mercatino di Slow Food, con tanti prodotti alimentari a chilometro zero. Alle 15, ci sarà l’opportunità di ascoltare il professore Renzo Talamona, che insegnava latino e greco al Cairoli, e che terrà una conferenza dal titolo «dall’appartenenza di Sant’Albino a Bosto alle immagini delle prime comunità». Forse, infatti, non tutti sanno che nei tempi antichi Bosto avesse la stessa rilevanza di Varese. Alle 17 il programma della giornata prevede la benedizione delle reliquie di Sant’Albino da parte di don , che insegna teologia alla cattolica e che è parroco di Capolago e Cartabbia. Su tutto grava un giallo storico-filologico. L’evento si chiama «Sant’Albino ritrovata», al femminile, perché il professor Renzo Talamona avvalorerà con le sue ricerche l’ipotesi che la chiesa fosse in origine dedicata a sant’Albina. «La reliquia, autenticata tra 600 e 700, è comunque di Sant’Albino Vescovo» conferma però Talamona, che sta ancora studiando il sito e la sua storia. Proprio oggi, per esempio, il professore sarà a Milano per consultare alcuni archivi.

Un altro giallo è l’appartenenza del colle: è da inscrivere nel rione di Cartabbia o in quello di Bosto, come annotato da in un manoscritto? Al colle si accede passando per via Sant’Albino, una traversa di viale Europa che si imbocca di fronte all’area dell’ex Malerba. Ci potrebbe essere un po’ di difficoltà a parcheggiare l’auto sulla strada, che non è spaziosa. Quindi, a chi ha le gambe buone, si consiglia di raggiungere il colle a piedi o in bicicletta. Proprio come si faceva una volta arrivando da Bizzozero, per una rievocazione che a questo punto sarebbe al cento per cento.