La luce è tutto per , il presidente che alla fine dello scorso mese di luglio ha rifondato il Varese, insieme a e a , soci della sua nuova avventura nel mondo del calcio, e grazie all’intervento di tanti tifosi, pronti a rispondere in massa alla colletta per salvare la squadra. In una mattina d’autunno tersa e abbagliante, il sole ci mette poco a invadere il palazzo a vetri che, appena all’ingresso di Varese, fa spiccare il marchio a cui si lega l’attività principale di Ciavarrella: Dental Life. Ma questo, a dire il vero, è solo uno dei brand dell’imprenditore che, intorno alla parola vita, non ha solo fatto rinascere la massima squadra di pallone della città, sulle cui maglie c’è adesso la scritta Life Group, ma ha
fondato pure Life Poliambulatori e ha risuscitato, insieme al socio , la vecchia palestra di in quel di Masnago, battezzandola Life Pool&Fitness.La vita è luce e quella che colora i mille metri quadri dello studio dentistico e medico, che s’affaccia su largo Flaiano e sulle vie Lazio e Tamagno, è carica di tonalità calde. Negli occhi di Ciavarrella si legge tanto orgoglio per la sua impresa, tirata su dal niente. Eppure il presidente del Varese, attentissimo all’immagine e ai particolari, reclama innanzitutto l’etichetta di «ragazzo di campagna», sbandierata fin dalla sua presentazione ufficiale di fine luglio, nel salone dei matrimoni di Palazzo Estense, dove aveva detto di sé: «Pulizia e trasparenza sono le mie bandiere, insieme all’umiltà, che mi è cara perché sono un ragazzo di campagna».
Certo, non c’è neppure bisogno di chiederlo. Del resto, l’altra settimana, quando stavamo ancora ampliando lo studio, sono stato io stesso ad aiutare gli operai ad abbattere una parete. Ma che c’è di tanto strano?
E allora perché non parliamo un po’ di rugby? Io vengo da questo ambito e la passione è nata perché mio figlio Vittorio, che adesso ha 15 anni, è alto un metro e novanta e pesa cento chili, ha tra le mani la palla ovale da quando aveva sei anni. Oggi è un under 16 e io l’ho sempre seguito dappertutto, su campi improponibili: in confronto quello su cui il Varese ha giocato mercoledì pomeriggio a Cisano Bergamasco sembra lo stadio Meazza. Per me lo sport è prima di tutto sacrificio e spirito di squadra.
È un orgoglio immenso per Varese aver importato nel mondo del pallone il terzo tempo. Serve ad abbassare i toni agonistici, incontrando la squadra avversaria dopo il triplice fischio finale. È un momento per stare in mezzo al pubblico e domenica scorsa anche il Magnifico rettore dell’Insubria si è fermato tra la gente, visitando gli stand gastronomici dello stadio anche se poi si è concesso solo un bicchiere d’acqua… Capite come il terzo tempo sia un momento emozionale eccezionale. E io ho sempre puntato a dare emozioni nelle mie imprese. Lo faccio tutti i giorni alla Dental Life, personalmente e grazie ai miei collaboratori che offrono ai nostri pazienti un attento servizio di tutoraggio, dal momento dell’accoglienza fino alla dimissioni dopo la cura, affidata ai migliori odontoiatri e igienisti.
Io nasco professionalmente come odontotecnico e poi, non appagato dal mio percorso, mi sono iscritto all’Insubria, alla facoltà di Economa aziendale, nel ramo gestione delle imprese. Ho avuto così l’idea di rivisitare il mondo dei servizi sanitari, partendo dalla odontoiatria. La novità delle mie imprese sta nell’aver messo insieme sinergie differenti, affidandomi a professionisti di vari settore e mettendo al centro il paziente. A Gavirate è nata nel 2000 la Dental Life e ho scelto la parola vita perché la vita è il motore del nostro mestiere: noi lo facciamo per passione lavorando dalle 8 alle 21 senza mai staccare. Per me non esiste uscire dall’ufficio alle sei o alle sette di sera e la mia famiglia non va in vacanza da tre anni.
Anni fa il mercato risentiva della presenza di centri low cost e io ho deciso di ampliare il nostro raggio d’azione affiancando ai nostri studi odontoiatrici poliambulatori con altri medici specialistici. Poi è arrivato il centro fitness di via Sanvito che si completerà con quello fisioterapico e di psicologia dello sport. Adesso il gruppo conta circa 16.000 pazienti e più di cento dipendenti, compresi quelli appena assunti al Varese Calcio. I miei nonni sarebbero fieri di me.
Mio nonno si chiamava come me, Gabriele: è emigrato in America e, dopo essere tornato, ha aperto uno dei primi megastore italiani in cui vendeva pasta, jeans e altri generi. Tutto insieme.
In effetti porto avanti l’azienda con Lucia, mia moglie da 21 anni, e adesso anche la nostra Cristina dà il suo contributo: l’avrete certamente vista allo stadio, insieme alle volontarie che accoglievano i tifosi e compilavano i moduli per gli abbonamenti. Di mio figlio Vittorio ho già detto mentre il mio bisnonno Nazario era originario di San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, ed era famoso perché amava aiutare il prossimo.
Papà Vittorio faceva parte della polizia privata della famiglia Agnelli. È stato un esempio e mi ha insegnato i valori dell’onestà, della lealtà e il rispetto delle regole. Sono diventato grande in un ambiente rigido e per questo sono cresciuto bene. Fino ai 12 anni abitavamo a Torino: amavo girarla in bicicletta e scoprire i suoi profumi e le sue suggestioni. Susanna Agnelli, per la mia prima comunione, mi ha regalato un’orologio da tavolo in argento che tengo ancora sulla mia scrivania.
Sì. Sono un uomo di destra. Purtroppo e per fortuna, fate voi.
Mi piacciono le regole e vorrei che, come la varesinità è uscita quest’estate, quando abbiamo salvato la squadra di calcio della città, oggi uscisse anche l’italianità. Può essere banale ma nessuno ha la genialità del nostro popolo. Adesso importiamo l’olio tunisino ma il sud e la mia Puglia sono piene di olive di primissima qualità. Dobbiamo lasciarle sugli alberi? Valorizziamo le nostre eccellenze e poi esportartiamole in tutto il mondo.
No. Pensate allo scenario italiano: splendido dalle Dolomiti fino alle isole eppure il nostro turismo è sottosviluppato. Siamo felici perché il nostro Pil ha raggiunto l’1 per cento: ridicolo. Siamo schiacciati in Europa e messi all’angolo, costretti a ratificare le decisioni della Merkel. Per lei richiamerei Sannino e gli chiederei di rispolverare il suo mitico «Fun Cool».
Non è chiaro chi sarà il prossimo candidato del centrodestra ma mi auguro che, chiunque sia, operi davvero per Varese considerandola un patrimonio. Bisogna continuare a coltivare lo sviluppo del territorio. Non ci sono più le grandi realtà industriali di un tempo ma il tessuto della microimpresa, che sta venendo meno, va sostenuto. Altro aspetto è il turismo da esaltare. Ma la nostra situazione non è affatto male perché eredita la buona gestione della Lega.
Ho apprezzato come la Lega ha governato Varese e apprezzo come si comportano i suoi politici. Vi racconto un episodio. Un giorno ero su un volo dell’Alitalia in partenza per Roma e Roberto Maroni, governatore della Lombardia, mi si avvicina facendomi osservare che stavo occupando il suo posto. Guardo il mio biglietto e scopro che c’è stato un errore perché entrambi abbiamo lo stesso sedile. Mi alzo per cederlo al governatore e sapete lui che fa? Mi ringrazia ma rifiuta e va a cercarsi un posto libero in fondo all’aereo. Non ha approfittato della situazione né ha detto: «Lei non sa chi sono io». Ma anzi ha messo il cittadino al centro. Ecco vorrei che in politica fosse sempre così. Come cerco di fare nei miei poliambulatori e alla Dental Life, unico centro del territorio convenzionato con l’Asl.n