«Quando prendi un aereo ogni due giorni e visiti 20 città in un mese con la tua chitarra e la tua musica, suonando davanti a 10 come 6000 persone, puoi dire di aver realizzato il tuo sogno». A parlare non è un musicista esperto, logorato da mille chilometri percorsi, dal jet-leg e dalla fatica. Ad aprire con entusiasmo e spensieratezza il cassetto più segreto della propria anima è , giovane chitarrista varesino di 25 anni.
Con le sue sette chitarre acustiche Luca sta girando il mondo, incantando con un suono originale e innovativo, fatto di fingerpicking, percussioni, flauti, archetti da violino e fisarmoniche, tutti suonati e usati contemporaneamente nello stesso brano. Nel giro di un anno e mezzo il varesino ha suonato ovunque, dall’Italia all’Inghilterra fino alla Lettonia, alla Russia, alla Cina e agli Stati Uniti.
Luca ha iniziato a suonare all’età di 10 anni con la chitarra classica. A 16 anni, la “crisi” musicale superata grazie ad Andy Mckee e al suo brano “Drifting”. «Mi sono innamorato, mi ha riacceso la lampadina. Ho provato a riarrangiare la colonna sonora del film “L’ultimo dei Mohicani”. Mi sono fatto
un video e l’ho mandato all’etichetta di Andy, la “CandyRat Records”». Regola numero uno: osare. «Dopo qualche giorno mi rispondono, dicendo che l’avrebbero pubblicato». Regola numero due: crederci. «Nel giro di due settimane avevo un milione di visualizzazioni: mi hanno ricontattato per altri video. Così ho pensato: non è vero».
Dopo le prime apparizioni su Youtube, Luca si cimenta con gli show live. «Ho conosciuto che mi chiese se avessi voluto aprire i suoi concerti in Inghilterra. Ci andai e così mi resi conto davvero di cosa volesse dire suonare dal vivo». Il viaggio ormai è cominciato. Luca inizia a girare il mondo e a suonare davvero ovunque. Conosce gente, musicisti – tra cui il suo idolo, , uno dei migliori chitarristi in circolazione – e comincia a farsi le ossa. «Ho imparato che internet è un gran mezzo di diffusione ma crea anche tante illusioni. Diventi musicista solo quando sali su un palco e ti misuri con lo sguardo della gente». Cominciano così i viaggi, le ore di volo, le notti insonni, i concerti e anche le collaborazioni. «Ho conosciuto , il pronipote di Django, che mi ha definito quasi come un figlio visto la mia giovane età».
Luca ha sviluppato un modo originale di suonare. Oltre al fingerpicking, la tecnica di arpeggio con le dita, usa la cassa della chitarra come percussione. Ma non solo: si è “inventato” la tecnica di suonare due, tre o addirittura cinque chitarre contemporaneamente in un solo brano, creando sonorità diverse e complesse quasi come una vera band. Una cosa pazzesca.
«Ormai con internet non ci si confronta più con il vicino di casa ma con il mondo intero. Per farsi notare serve qualcosa di diverso e ogni bizzarria che mi viene in mente, la sperimento». Regola numero tre: assecondare la pazzia. Il prossimo progetto di Luca, infatti, prevede una chitarra nuova.
Nel senso che se l’è inventata lui stesso. «È un’acustica a triplo manico: il primo ha sei corde normali, il secondo ha solo note cantine per le melodie, il terzo è fatto solo di note basse per suonare linee di basso e per le percussioni».
Insomma, chi se ne frega delle visualizzazioni, di Youtube o di internet. Luca Stricagnoli, con la sua storia pazzesca, dimostra che nella musica, come nella vita, contano due cose. Uno, mai smettere di credere ai propri sogni. Due, a 25 come a 52 anni, buttiamoci. Ne varrà sempre la pena.