Il Castello di Belforte tornerà a nuova vita. Pronto un progetto di recupero per l’edificio

L’ipotesi, supportata dall’architetto Ovidio Cazzola, è quella di realizzare un parco archeologico

Buone notizie per il Castello di Belforte: l’antico, pericolante maniero potrebbe presto sperare in un recupero finalizzato alla creazione di un parco archeologico. Fiumi di inchiostro, convegni, spedizioni punitive che hanno portato finalmente l’architetto Ovidio Cazzola, firmatario del progetto datato 2001, martedì mattina, lancia in resta, a guidare un drappello di associazioni ambientaliste alla volta di Palazzo Estense, dove è avvenuto un incontro – parrebbe – decisivo con l’assessore alla Cultura, al Sistema Museale e Archivistico e al Turismo Roberto Cecchi.

Una riunione a porte chiuse, alla presenza del sindaco Davide Galimberti, con obiettivo il punto della situazione sul degrado opprimente Palazzo Biumi. «Da tempo martellavo le istituzioni sul problema» commenta Cazzola, che in quelle mura vanta antenati del XVII secolo. «Le associazioni mi hanno incaricato di redigere un documento di invito al sindaco e agli assessori competenti per un incontro, che si è richiesto con una richiesta di finanziamento alla Fondazione Banca Intesa per partecipare ad un bando che permetterà il recupero e la messa in sicurezza delle parti pericolanti». La richiesta, che sarà fatta entro il 31 marzo, termine ultimo per partecipare al bando, punta alto: diverse centinaia di migliaia di euro per salvare il maniero.

Erano presenti all’incontro alcuni fra i promotori dell’ultimo convegno al Castello di Masnago, tenutosi nell’aprile del 2015, intorno allo stato di conservazione del rudere belfortese: Amici della Terra di Varese, Centro Culturale di Velate, FAI delegazione di Varese, Istituto Italiano dei Castelli Sezione Lombardia delegazione di Varese, Italia Nostra sezione di Varese, Società Storica Varesina, Verdi Ambiente e Società. Nero su bianco, le associazioni si sono assunte l’impegno di contattare i privati residui per acquisire quel quinto di edificio tuttora non in mano al Comune, fino ad oggi impossibilitato ad acquisirlo per il prezzo giudicato troppo oneroso. Da dieci anni a questa parte, ossia dal rifacimento del tetto dell’ala centrale secentesca finanziato dall’Iper, non è più stato fatto alcun intervento di restauro dell’immobile a parte la manutenzione più urgente, finalizzata a conservare il bene. «Innanzitutto la prima preoccupazione è evitare ulteriori crolli» ha concluso Cazzola. «Parallelamente ho chiesto che venga fatta un’ordinanza ai privati ricordando loro la responsabilità per i danni potenziali a cose e persone». Due inverni fa, sotto Natale, il muro prospiciente la casa di Valeria Caccia si sgretolò durante la notte. Le zone più a rischio di crolli sono quelle perimetrali, databili intorno al XV secolo, il cui nucleo più antico potrebbe risalire al Duecento: così come una parte giudicata non pericolante, dove venne dipinta più tardi la Madonna Dimenticata fra san Rocco e san Sebastiano, l’affresco quattrocentesco emerso dall’intonaco durante gli ultimi lavori di restauro: lì probabilmente sorgeva la più antica chiesa di Belforte, successivamente inglobata nel Castello, intitolata a san Materno, come si legge in Goffredo da Bussero.