Bollette, tasse e lacrime agli occhi «Non voglio restare senza un tetto»

È la storia di Patrizia Zuppardi che vive con la sua famiglia al primo piano della palazzina dell’Aler di via Tarvisio 21, a San Fermo

– Una pigna di bollette sul tavolo, Tasi compresa, senza neppure una vaga idea di come fare a saldarle.

Tra tutte quelle carte spicca l’ingiunzione di pagamento a norma dell’articolo 32 delle rate di affitto arretrate, per un totale di oltre novemila euro, che diventano diecimila e 200 euro se si sommano anche le bollette non pagate.
«Per saldare il conto, mi hanno proposto di alzare la rata mensile di affitto a 480 euro – racconta la signora – Ma io non posso pagare quella somma. Non ho soldi. Se ci buttano fuori, dove andiamo?».


La signora ci racconta la sua storia. Cinque anni fa il compagno ha perso il lavoro, e non ne ha più trovato un altro. Oggi ha 58 anni ed è disoccupato. «Lavorava in Svizzera, montava i controsoffitti, poi un giorno che era in cima su una scala gli è venuto un infarto che è un miracolo che non si caduto al suolo – dice la signora – A seguito di altre complicazioni, gli è stata data l’invalidità al 50 per cento. È andato alle liste di collocamento, ma non ha più trovato nulla. Adesso, di notte, non riesce a dormire per la preoccupazione. E dire che era un uomo che sa fare tutto».
L’appartamento, non a caso, è stato messo a posto da lui. L’ha completamente ristrutturato, dipingendo le pareti, abbozzando un affresco che ha per oggetto il mare della Campania, e costruendo di sana pianta un piano bar. Adesso vorrebbe fare dei lavori artigianali e venderli ai mercatini degli hobbisti. È in grado di costruire, per esempio, delle belle rose rosse da tenere nei vasi come soprammobili. «Ma chi compra il materiale?» si domanda Patrizia.

E poi ci sono due figli. Una ragazza di 29 anni che si è diplomata in perito turistico, ma che non riesce a trovare un lavoro.
«Ha portato il curriculum anche in Svizzera dove si fanno gli orologi, nei supermercati, ma niente – racconta la mamma – Vorrebbe fare la maestra di asilo nido, ma per abilitarsi deve frequentare un corso che costa duemila euro. E noi quei soldi non li abbiamo».
A mandare avanti la famiglia ci pensa il figlio di 26 anni che lavora come elettricista e guadagna mille euro al mese. «Ma a febbraio non si sa se gli rinnovano il contratto – spiega la signora – Adesso facciamo i salti mortali con il suo stipendio. Da quando lavora lui, l’affitto della casa è aumentato da 160 euro a 307 euro, perché il reddito familiare è cresciuto».
Il figlio, che è anche un giocatore di rugby, se venisse confermato al lavoro, vorrebbe andare a vivere in una casa tutta sua, con la fidanzata. Ma poi chi pagherebbe le bollette della madre e della sorella? Come se non bastasse, la madre ha problemi di salute: «Sono seguita da un neurologo – racconta – e temo di dovermi presto operare a un ginocchio».

La donna pone due richieste. La prima di carattere “politico”: «Mi chiedo se sia giusto, per una famiglia come noi, dover pagare 307 euro di affitto al mese, praticamente un terzo delle nostre entrate. Sono disposta a trasferirmi in una casa più piccola se me ne danno una, e pagare meno. I miei parenti a Napoli nelle case popolari pagano 30 euro al mese».
Il secondo appello è per trovare un lavoro: «Sono una brava badante italiana che ha già accudito alcuni anziani – dice la signora, che era un tempo impiegata in una azienda di pulizie – Il mio compagno è disposto a fare qualsiasi cosa, compreso lavorare di notte in qualche magazzino. Mia figlia anche. Se qualcuno ci può aiutare, ne saremmo infinitamente grati».