«Bravo Peter Fill: il suo è un trionfo che lo ripaga di tanta sfortuna»

Il varesino Vanetti e l’eroe del giorno. Il giornalista del Corsera ha raccontato dal vivo, inviato dal suo giornale, la grandissima stagione del discesista di Castelrotto

Quella di ieri è stata una giornata storica per lo Sci Alpino italiano. Sulla pista Corviglia di St. Moritz, il 33enne di Castelrotto Peter Fill ha vinto la coppa di specialità di Discesa Libera, una prima volta assoluta per lo sci italiano. Quella di Peter Fill è la storia di un campione sfortunato, che ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto nella sua carriera sulle nevi, arrivando però ieri dove nessun altro azzurro era mai riuscito, nemmeno Ghedina.

Per raccontare Peter Fill, ci siamo fatti aiutare da Flavio Vanetti, giornalista varesino del Corriere della Sera che ha seguito il circo bianco per tutta la stagione e che soprattutto conosce Peter Fill fin da quando era una giovane promessa dello sci: «Sarei voluto essere a St. Moritz per raccontare questa sua impresa. Mi fa solo piacere che sia stato lui a vincere questa coppa, perché è sempre stato un atleta sfortunato, molto sfortunato. Con l’argento

in Super-G ai mondiali in Val d’Isere nel 2009 sembrava aver rotto il bozzolo, ma un grave infortunio nel 2010 durante la preparazione lo costrinse ad interventi chirurgici complicati e a saltare metà stagione. É stato difficile riprendere soprattutto sul piano fisico, ma quei mesi di riabilitazione coincisero anche con la grave malattia del padre, a cui Peter dedicò la medaglia della sua rinascita, quando nel 2011 ai mondiali di Garmisch conquistò il bronzo. Fu un periodo in cui lui soffrì molto, però ora questa soddisfazione di aver vinto la coppa di discesa gli restituisce tantissime delusioni che ha dovuto sopportare».

È vero, il rivale principale, ossia il norvegese Aksel-Lund Svindal, si è chiamato fuori dalla corsa a quattro gare dal termine per un grave infortunio al ginocchio, ma questo non toglie nulla ai meriti di Peter: «Ha avuto una stagione regolare, con un acuto come la vittoria sulla mitica Streif di Kitzbühel, che io raccontai dal vivo. Una prodezza assoluta su un tracciato difficile, proprio nella gara in cui si è conclusa la stagione di Svindal. Questo per Peter è il riconoscimento per una carriera che sarebbe potuta essere migliore, ha avuto una bella stagione che ha concluso nel migliore dei modi, e ha avuto il merito di essere al punto giusto nel momento giusto. Lo sport toglie e lo sport dà, è giusto così alla fine. Ci tengo a dar merito anche a Dominik Paris, che pur da infortunato ha onorato il compagno scendendo anche da “rotto” , e poteva giocarsela anche lui per la vittoria finale».