Diciotto anni fa ci pensò Padre Pio: forza Vincenzo

Accanto a Vincenzo Cosco

Caro Vincenzo, coraggio. Che altro dirti in questi momenti con il mondo divenuto all’improvviso in bianco e nero: da come hai fatto capire nella tua lettera, tutto si è perfidamente oscurato proprio nel giorno in cui tutto il mondo stava per festeggiare la Luce. Tutto ciò ha un sapore beffardo e ingiusto verso chi ha sempre avuto fiducia nell’Architetto, come tu hai sempre chiamato l’Infinito. Sembra quasi che abbia voluto abbandonarti alla vigilia di un giorno speciale. O forse è l’ennesima prova. Un’altra sfida che ti vuole lanciare e che saprai raccogliere.

Anzi sei già in campo e stai già combattendo. Sai bene che stavolta sarà una partita lunghissima e durissima e, dalle tue parole di quella struggente lettera, hai compreso che questa seconda volta sono scarse le possibilità di rimonta. Come scendere in campo sapendo che l’avversario ha due reti di vantaggio e le ha realizzate senza rispettare le regole. Giocando di nascosto. Il contrario di quello che sei tu: pronto sempre alla sfida, ma ad armi pari.

Con la lealtà a fare da arbitro. Ci eravamo parlati solo qualche settimana fa quando chiamasti una domenica sera tornando da Foggia dove eri stato a vedere la partita fra i satanelli ed il tuo ex Matera che hai portato in Lega Pro dopo una cavalcata eccezionale. Ti abbiamo sentito con il morale alto e una piccola vena di dispiacere per la Pro Patria; ci chiedevi perché si trovasse in fondo alla classifica. Ti dicemmo che i colori biancoblù avevano bisogno di uno come te; di un tuo ritorno e della tua mano esperta. La risposta fu secca:«Se mi chiamano e mi lasciano portare il mio preparatore atletico, torno volentieri a Busto».

Ti arrivò invece la chiamata della Torres e fummo contenti perché finalmente una persona di spessore e cristallina, come te Vincenzo (ne abbiamo conosciute pochissime nel calcio), trovava la possibilità di esprimere la sua professionalità. Contavamo i giorni che mancavano al match con la Torres per abbracciarti. Per ritrovare una persona autentica: alla Pro Patria, gente più arida del deserto del Sahara, aveva commesso una grande ingiustizia nei tuoi confronti, costringendoti alle dimissioni.

Un nulla, purtroppo, al confronto di quanto ti è venuto addosso alla vigilia di Natale. Quella lettera scritta da un guerriero ci ha storditi. Ci ha fatto dire “perché Vincenzo?”. Però è così. Siamo certi che la tua forza e la tua fede, che con coraggio non ha mai nascosto, ti staranno vicine così come la tua famiglia alla quale hai dato e dalla quale hai ricevuto e riceverai.
Caro Vincenzo, non conosci i disegni dell’Architetto, ma ci permettiamo d’invocare per te una seconda remuntada. Diciotto anni fa ti apparve in sogno Padre Pio e il suo intervento spazzò via il cancro. È a perdita d’occhio la schiera dei santi e chissà mai che da lassù ne arrivi qualcun altro. Te lo meriteresti. Un guerriero del bene non si abbandona mai. Dai Vince.