Donne uccise sulla A4, due mesi per la perizia psichiatrica sul guidatore: la sua storia “folle”

Il 39enne, italiano di origine marocchina, che la notte del 18 febbraio scorso travolse a tutta velocità Laura Amato e Claudia Turconi alla barriera di Milano Ghisolfa. I precedenti, la patente ottenuta nel 2018, l'assunzione di droghe e farmaci, il tentativo di imbarco a Malpensa e la "fuga" dall'ospedale di Gallarate: i passaggi di una vicenda dall'esito tragico

MILANO – E’ stata fissata per il 22 maggio la discussione della perizia psichiatrica sul 39enne che lo scorso 18 febbraio ha travolto e ucciso a velocità folle e guidando sotto gli effetti di tranquillanti e droghe Laura Amato e Claudia Turconi, di 54 e 59 anni, mentre pagavano il pedaggio al casello autostradale Ghisolfa sull’Autostrada A4 Milano-Torino. Lo ha deciso la Gip di Milano, Ileana Ramundo, che ha conferito questa mattina l’incarico allo psichiatra criminologo Raniero Rossetti di valutare la capacità di intendere e di volere dell’uomo difeso dall’avvocato Wally Salvagnini di Piacenza dove risiede.


Il 39enne, italiano di origine marocchina, era alla guida sotto l’effetto di benzodiazepine e cannabis probabilmente assunte anche a causa di una crisi psicotica avuta 48 ore prima degli eventi. Crisi che lo ha portato prima in ospedale a Piacenza e poi all’aeroporto di Malpensa nel tentativo sconclusionato di imbarcarsi per il Marocco. Respinto dagli operatori dell’aeroporto e informato il 118 era stato ricoverato nuovamente in ospedale a Gallarate, dove avrebbe assunto farmaci prima di andarsene e mettersi alla guida in piena notte.

Le indagini della polizia stradale coordinata dal pm di Milano, Paolo Filippini, avrebbero accertato come il 39enne abbia inforcato la corsia del casello a una velocità intorno ai 137-140 chilometri orari per motivi ancora non chiariti, forse una crisi allucinatoria o un tentativo di togliersi la vita.

Nel 2016 era stato prosciolto dalle accuse di tentata rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale dal tribunale di Piacenza in quanto incapace di intendere e volere perché affetto da ‘totale vizio di mente’ ma avrebbe ottenuto la patente italiana nel 2018.

Nei giorni scorsi è stato interrogato sui fatti e avrebbe fornito una propria versione di quanto accaduto la notte del 18 febbraio che su molti punti non collima con quanto verificatosi. Al momento si trova ricoverato nella Psichiatria di Piacenza sottoposto a misura di sicurezza per un anno con libertà vigilata.

Nel caso in cui la perizia psichiatrica certificasse la non capacità di intendere e di volere potrebbe e dovrebbe essere ricoverato in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, strutture sanitarie di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali). Se invece il consulente del Gip rilevasse lucidità e controllo delle proprie azioni l’attuale misura potrebbe essere sostituita da una richiesta di misura cautelare da parte della Procura di Milano.