Gadget erotico in vetrina: è oltraggio alla pubblica decenza. E al sexy shop di Sant’Edoardo, colto in fallo, viene affibbiata una multa da 200 euro. «Mai successo in vent’anni di attività» cade dalle nuvole il titolare, che farà ricorso al prefetto.
L’episodio è successo qualche giorno fa a Busto Arsizio. «Favorisca il gadget esposto in vetrina»: quando il titolare del sexy shop Videoqueen di viale Virgilio, quartiere Sant’Edoardo, ha visto due agenti di polizia locale varcare l’ingresso del suo negozio, non pensava che ad un certo punto potessero estrarre il taccuino rosa come si fa ad un’automobilista in divieto di sosta.
Gli uomini del comandante Claudio Vegetti avevano ricevuto alcune segnalazioni molto esplicite, prima al centralino dei Molini Marzoli e poi via e-mail: «Mia moglie – scrive l’autore della denuncia – ha segnalato al centralino della Polizia locale la presenza di un sexy shop che presenta due vetrine ben illuminate con l’esposizione di oggetti a sfondo erotico, tra cui un vistoso pene di gomma». Sergio, il titolare dell’attività, è caduto dalle nuvole e ha controllato la vetrina, rendendosi conto che in mezzo a molta lingerie piccante era esposto un originale gadget erotico da regalare alle future spose, una sorta di bouquet matrimoniale con un gambo infiocchettato dalla forma inequivocabile. «Non
è di gomma e non è vistoso» ha contestato il proprietario dell’emporio. Ma agli agenti non è bastato, come spiega il comandante Vegetti: «Si è provveduto al sopralluogo con relativa ispezione accertando la violazione dell’articolo 725 del Codice Penale poiché esponeva alla pubblica vista un oggetto che offende la pubblica decenza». Il tutto “infiocchettato” con una multa da 206 euro, il doppio del minimo previsto dalla legge. Contravvenzione contro cui Sergio sta preparando un ricorso da inoltrare in prefettura. «Anche perché con i magri affari che si fanno in questo periodo, quella multa è una mazzata. Bastava che la signora me lo dicesse e l’avrei subito tolto».
Eppure non considera la città bigotta, tutt’altro: «In vent’anni di lavoro a Busto Arsizio non ho mai avuto un problema – racconta l’esercente, che aveva iniziato l’attività in viale Boccaccio (va detto che era decisamente più consono rispetto a viale Virgilio, ndr) – è paradossale che nel 2014, con tutto quello che si vede in giro, debba pagare per una sciocchezza del genere, ma evidentemente c’è ancora qualche tabù». Del resto il codice, pur avendo depenalizzato il reato di esposizione di oggetti “oltraggiosi”, come sculture, pitture, ecc., ammette deroghe, entro certi limiti, solo per edicolanti e librai.
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