Il ciclone D’Adda sul Pd «Che idea di città avete?»

La senatrice Dem, ex consigliere a Palazzo, boccia la linea del partito. «Primarie coi renziani perché c’è Renzi? Io dico: serve un progetto»

– Primarie del Pd, irrompe sulla scena la senatrice : «Stiamo partendo con il piede sbagliato. Qual è la visione alternativa di città che vogliamo proporre ai bustocchi?».
All’indomani dell’annuncio del segretario cittadino, sull’ufficializzazione delle primarie per il candidato sindaco, in presenza di tre candidature «agli atti della segreteria», ecco le puntualizzazioni di Erica D’Adda, senatrice della “minoranza”, già per molti anni in consiglio comunale e alla guida della sezione di viale Repubblica prima di Vita.
«È vero che tutti i candidati alle primarie sono di area “renziana” – fa notare D’Adda – ma il punto è che non saprei dire su quale idea o progetto di città si stiano muovendo, e come hanno intenzione di cambiare la città dopo oltre un ventennio di governo del centrodestra e dopo dieci anni di amministrazione guidata da Farioli».

È questo il nervo scoperto, per la senatrice: «È allucinante che sulla stampa siano uscite dichiarazioni, mai smentite da nessuno, in cui si afferma che il candidato sindaco espresso dal Pd dovrà essere renziano a prescindere, solo perché a Roma governa . Come se lo stesso Renzi non abbia dato il suo voto, in altre realtà, anche a candidati non renziani. Ma per converso, sarebbe imbecille se qualcuno pensasse che siccome a Busto Arsizio la maggioranza della sezione non è

renziana, il candidato sindaco debba essere non renziano. Così si parte con il piede sbagliato».
Erica D’Adda si dice «sbalordita» dal modo con cui ci si sta approcciando alla campagna elettorale che, come non mai, potrebbe portare il Pd finalmente a Palazzo Gilardoni: «Così si azzoppa la capacità del partito di trovare qualcosa di innovativo da proporre alla città» sostiene la senatrice, che approvava la linea del segretario Vita, di individuare una figura di sintesi una volta definito il perimetro della coalizione.

«Eppure, quando il percorso in vista delle amministrative era iniziato, avevamo messo in conto che il candidato potesse non essere espressione diretta del Pd, confidando di trovare figure adeguate nella ricchezza dell’associazionismo e del mondo del volontariato bustocco. A questo punto mi chiedo se davvero vogliamo governare la città o se l’unico problema è chi farà il candidato sindaco».
Secondo D’Adda occorre spostare il tiro: «Chiediamoci cosa possiamo e vogliamo fare per cambiare la città. Mettiamo in campo idee forti per segnare la discontinuità con il centrodestra. Non vorrei che dietro tutto questo possa esserci la volontà di lasciare andare Busto Arsizio per conto suo. Nessun dirigente del partito può accettare una situazione di questo tipo e non intervenire».
Se fosse stata lei intenzionata a candidarmi a sindaco, avrebbe agito diversamente.
«L’avrei già detto da un anno, e avrei girato la città palmo a palmo, negozio per negozio, con delle idee in testa e una visione di città alternativa, per segnare una vera discontinuità».
Ora invece il tempo stringe, e il percorso è tutto da costruire: «Si è perso tempo, obiettivamente – ammette e conclude D’Adda – di certo lo ha perso chi ritiene di impegnarsi come candidato sindaco nel modo che intendo io. Un pochettino in ritardo lo siamo, ma mi auguro che si possa ancora recuperare. Non su queste basi, però».