«Il mio sogno? Vederla rinascere»

Era il giugno del 1983, quando il figlio del primo custode Emilio Maffone iniziò a prendere servizio

«La mia vita passata in Colonia. Ora vorrei vederla rinascere in pieno». Parola di Danilo Maffone, da più di trent’anni custode della Residenza “Sorriso dei Bimbi” di Alassio. Era il giugno del 1983, quando il figlio del primo custode Emilio Maffone, che era scomparso improvvisamente l’anno prima, iniziò ufficialmente a prendere servizio come custode della Colonia. È lui la memoria storica di questo patrimonio della Città di Busto Arsizio. Nato nel 1957 ad Alassio, ha sempre abitato nell’appartamento del custode, al piano terra della struttura di via Luigi Borri.

Mio papà Emilio già negli anni precedenti lavorava nella villa del commendator Luigi Borri, dopodiché quando il commendatore ha deciso di fare la donazione e il lascito per far costruire la Colonia, l’ha fatto assumere dall’impresa costruttrice, quindi una volta terminata l’opera è rimasto come custode della Colonia. All’inizio lavorava per il Comitato colonie, poi negli anni ’70 subentrò il Comune con la gestione diretta. E dopo che papà venne a mancare nell’82, l’anno dopo subentrai.

Ho sempre vissuto qui con la mia famiglia, mia mamma Iole faceva il jolly, aiutava dove serviva e si dava da fare per quello che poteva. Ho vissuto tutti i passaggi. Per dirne una, in cortile c’era prima la ghiaia, poi il porfido e verso la fine degli anni ’80 gli autobloccant.

Io ho fatto l’asilo qui in Colonia, le elementari invece nella scuola comunale di Alassio. Non ero “inquadrato” nelle attività dei bambini di Busto, ma giocavo con loro. E molti si ricordano di me quando tornano qui.

Certo, bustocco acquisito. Lo dico sempre e lo scrivo nelle mie relazioni. Sono qui da quando sono in fasce, nato, cresciuto e vissuto. Ho visto tanti bambini passare, tante persone e tanti cambiamenti.

Anni di incertezza. Non si sapeva come sarebbe seguita la storia. Mi ricordo la prima volta che fu eletto Gigi Farioli, feci una relazione e lui organizzò un pullman per venire in visita alla Colonia. Da lì è nato il discorso di far capire ai bustocchi l’importanza di avere un patrimonio di questo genere. Distante fisicamente, ma non distante dal cuore.

È giusto riavvicinare i bustocchi, riportare in Colonia quelli che ci hanno fatto le scuole o le vacanze estive in passato, ma anche farla conoscere. Quando vengono qui restano tutti stupefatti. Un panorama del genere dove lo trovi?.

Rarissimi problemi con il vicinato, ad esempio quando capitava che volasse qualcosa sotto, inevitabile quando c’erano duecento bambini alla volta. Ma tanti gli alassini che si stupivano che una struttura del genere rimanesse chiusa per dieci mesi all’anno. Chiedevano a me, ma com’è possibile che non si possa utilizzare di più?.

Bisogna fare i conti con i soldi e con la burocrazia. Servono i danè, come si dice a Busto Arsizio, perché le migliorie da realizzare sono piccole ma sono tante in una struttura così grande. Ma io ci spero e ci conto: vorrei finalmente veder rinascere la Colonia. Ne ha le potenzialità e per Busto potrebbe essere ancor di più un fiore all’occhiello.n