Il Varese porta la gioia alle Bustecche «Un giorno vedremo qui il Barcellona»

Il folle sogno di Galparoli termometro dell’entusiasmo per la nuova “casa” di prima squadra e vivaio. Ciavarrella: «Lavoriamo per la città, da questi campi si parte per costruire qualcosa di più grande»

Le Bustecche sono diventate biancorosse, nel pomeriggo d’ottobre dai toni solenni che ha inaugurato Varesello, il nuovo centro di allenamenti dedicato non solo alla prima squadra di , ma anche al settore giovanile. Sono da poco passate le 15, quando il campo di proprietà del Comune viene battezzato dai biancorossi, che si riscaldano subito con un divertente torello, mentre i dirigenti sorridono soddisfatti accanto agli spogliatoi, sotto un sole ancora caldo. Il presidente pronuncia con orgoglio solo un aggettivo e un sostantivo: «Nuova era». Pure il vice è carico: «Meno visione, più realtà».

E il general manager continua la sinfonia trionfale del Varese: «Questi campi sono l’immagine e lo specchio della filosofia del nuovo club: vogliamo fare qualcosa per la città, più che lavorare per noi stessi. È l’interesse della collettività che ci sta a cuore: abbiamo riscoperto alle Bustecche questi prati, che sono già il nostro Varesello, ma hanno le potenzialità per diventare qualcosa di veramente grande e speciale per la nostra squadra». Anche se le strutture appartengono a enti pubblici,

«per la prima volta il Varese ha un centro di allenamenti». Lo rimarca Galparoli, in formato euforico e immaginifico: «Nelle mie visioni future vedo il Barça che si allena qui, per svolgere la rifinitura prima di incontrarci». Ciavarrella per poco non sviene dopo la sparata del vicepresidente, costretto a correggersi: «Beh, possiamo accontentarci della Pro Vercelli». Il progetto è chiaro e si capisce dalle battute appena riportate. Alle Bustecche ci sono due bei campi in erba: quello che appartiene alla Provincia si trova poco sopra al secondo, il rettangolo da gioco del Comune. Hanno entrambi un discreto fondo e sono l’ideale per allenarsi durante la settimana. Ma l’area, a due passi da un albergo in cui la squadra di
andava in ritiro negli anni del passaggio dalla Seconda divisione alla B, dispone anche di altri spazi per il calcio e non è un caso che ieri, all’inaugurazione di Varesello, fosse presente anche Gabriele Andena, difensore biancorosso negli anni Settanta e ora rappresentante di una nota fabbrica di campi da gioco in sintetico. Toccherà a lui fornire un preventivo per ultimare le strutture di Varesello, che comprendono anche un terreno ormai abbandonato su cui, nel 2011, proprio Sannino e altri biancorossi avevano giocato una partita contro i giornalisti davanti a Gianni Rivera, venuto apposta per dare il calcio d’inizio. Una periferia che in passato era stata etichettata come malfamata oggi rinasce grazie al Varese. Ciavarrella sorride: «Anche in questo caso, siamo riusciti a far diventare la squadra un nucleo e un motore della città. Le risorse esistenti vanno utilizzate al meglio: abbiamo una casa tutta nostra all’interno di una periferia riqualificata e facilmente raggiungibile, anche grazie ai mezzi pubblici, dai tifosi, che sono arrivati numerosi al primo allenamento a Varesello».

Il presidente guarda avanti e sogna un calcio diverso, richiamando il manifesto di “Visioni reali”, il mastodontico progetto presentato venerdì con uno slogan più che impegnativo: «Insieme per cambiare il mondo dello sport». Ciavarrella spiega: «Puntiamo a cambiare la visione del calcio, condividendolo con la collettività e ancorandoci ai valori che stiamo già esprimendo. Se un giorno riusciremo a ritornare in serie B, continueremo, ad esempio, con il nostro terzo tempo e obbligherò i nostri giocatori a fermarsi alla fine della partita per una salamella insieme ai tifosi». Il Varese è stato fondato a fine luglio ed esiste da neppure tre mesi, ma sa già incidere sulla città e generare entusiasmo. Adesso è il campo che deve dare la spinta ai biancorossi: «Domenica – conclude Ciavarrella – giochiamo a Solbiate contro l’Arconatese, partita di alta classifica in cui dobbiamo dare un segnale di forza al campionato. Il regalo più grande sarebbe vedere subito in campo il tridente Giovio-Marrazzo-Pià: ma la differenza non la fanno mai soltanto i singoli. È con il gruppo che si ottengono grandi risultati».