Jrad non esce. Il gip conferma il carcere

Il gip Anna Giorgetti ha convalidato il fermo e disposto la misura cautelare del 23enne, presunto foreign fighter siriano fermato mercoledì scorso a Varese

Il gip di Varese Anna Giorgettiha convalidato il fermo e ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere per Mahmoud Jrad, 23 anni, il presunto foreign fighter siriano fermato mercoledì scorso a Varese nell’ambito di un’inchiesta della Procura distrettuale anti-terrorismo di Genova.
Resta ai Miogni, quindi, il 23enne che, secondo le accuse, era in procinto di partire per la Siria per unirsi ai qaedisti di Al-Nusra. Riqualificato però il capo di imputazione: al giovane viene contestato l’arruolamento in seno a presunti gruppi estremisti, ma non sarebbe direttamente coinvolto nell’associazione con finalità terroristiche.

Un “soldato” pronto ad unirsi ai miliziani del Daesh, non al vertice della presunta struttura terroristica. Una pedina, non un capo. La polizia lo ha fermato nell’appartamento dei genitori, nel quartiere di San Fermo.
I suoi difensori, gli avvocati Fulvio Lorenzo Monti e Raffaele Caruso, che avevano chiesto la scarcerazione, valuteranno un eventuale ricorso contro la misura cautelare.

«A nostro parere – spiega Monti – ci sono molti passaggi dell’ordinanza che non sono stati motivati con abbastanza forza e si prestano ad essere impugnati». Monti ad esempio spiega: «Il nostro assistito è accusato di essere pronto a trasformarsi in un foreign fighter. Ma Jrad è nato in Siria. È di nazionalità siriana. E in Siria voleva ritornare. Foreign fighter mi sembra un’accusa non calzante per lui».

Per il gip ci sono tutti i gravi indizi di colpevolezza necessari per motivare il fermo fatto scattare mercoledì mattina.
«Evidente radicalizzazione», si legge nell’ordinanza che cita anche, in parte riassumendo, le intercettazioni a carico di Jrad. Intercettazioni entro le quali il ventitreenne palesa la sua volontà di combattere di gli infedeli, «bisogna spargere sangue» e la sua insofferenza, quasi un ribrezzo, verso il suo vivere in Italia, un Paese di «miscredenti» e «infedeli» appunto.

Jrad considerava peccato dover tollerare questa vita. Diversa la posizione dei genitori che hanno cercato di osteggiare in ogni modo questa sua deriva ultra religiosa sfociata nel fanatismo (Jrad prega ogni tre ore anche adesso che è rinchiuso in carcere), il padre arriva a picchiarlo, si dichiara pronto a chiuderlo in casa. «Vuole andare in Siria? Non a casa mia», dice il padre nelle intercettazioni. Per il gip sussistono i cardini necessari a giustificare la misura di custodia cautelare in carcere. In particolare il pericolo di fuga visto che Jrad era pronto per partire per la Siria.